Evergrande cancellata dalla Borsa: la fine di un gigante immobiliare – Crisi immobiliare cinese in una svolta storica
Un’epopea economica iniziata con una crescita vertiginosa si chiude con un atto silenzioso ma di enorme portata: China Evergrande, un tempo simbolo della potenza edilizia cinese, verrà ufficialmente rimossa dalla Borsa di Hong Kong il 25 agosto 2025. È l’ultimo passo di un processo iniziato più di un anno fa, quando le contrattazioni del titolo erano già state sospese a causa della gravità della crisi finanziaria in corso. L’ultima giornata utile di scambi sarà il 22 agosto, dopodiché il nome Evergrande scomparirà definitivamente dai listini.
Dalla gloria al collasso
Fondata da Hui Ka Yan – conosciuto anche come Xu Jiayin – Evergrande è stata per oltre due decenni una delle protagoniste indiscusse del mercato immobiliare cinese. Con progetti che spaziavano da enormi complessi residenziali a intere città satellite, l’azienda ha incarnato il sogno di una Cina in piena espansione. Tuttavia, dietro le luci della crescita si nascondeva una realtà fondata su un indebitamento massiccio e su una corsa continua a nuovi progetti per sostenere la liquidità.
Il punto di rottura è arrivato nel 2021, quando l’azienda non è riuscita a presentare un piano credibile di ristrutturazione del proprio debito offshore, stimato inizialmente intorno ai 23 miliardi di dollari. Da quel momento, la crisi si è aggravata: il passivo complessivo ha superato i 45 miliardi di dollari, mentre la capitalizzazione di mercato è crollata da circa 400 miliardi di dollari di Hong Kong a poco più di 2 miliardi.
Una liquidazione complessa e lenta
Il processo di liquidazione di Evergrande è uno dei più complessi mai affrontati in Cina. I liquidatori hanno assunto il controllo di oltre 100 società del gruppo, ma finora sono riusciti a recuperare solo una minima parte del patrimonio complessivo. Dei circa 255 milioni di dollari provenienti dalla vendita di asset, appena una frazione appartiene direttamente alla capogruppo. La maggior parte dei beni liquidati arriva da controllate e filiali, con somme effettivamente incassate ben inferiori alle stime iniziali.
Uno dei principali ostacoli al recupero delle risorse è rappresentato dalla natura frammentata e vincolata degli asset, spesso inseriti in strutture societarie complesse o soggetti a procedimenti legali in Cina. Questo rallenta ogni tentativo di monetizzazione e riduce drasticamente la possibilità di un rimborso sostanziale ai creditori. Le possibilità di una ristrutturazione completa appaiono ormai remote, anche se i liquidatori continuano a monitorare eventuali opportunità residue.

Un effetto domino sul settore immobiliare
La caduta di Evergrande ha avuto un impatto profondo sul mercato immobiliare cinese, già sotto pressione per l’aumento dei costi di finanziamento e la riduzione della domanda interna. Altri colossi del settore, un tempo considerati solidi, si trovano ora a dover affrontare difficoltà simili, con ristrutturazioni forzate, liquidazioni e interventi di emergenza.
Per anni il comparto edilizio è stato uno dei pilastri della crescita economica del Paese, attirando investimenti interni e stranieri e sostenendo un’ampia catena di settori collegati, dall’acciaio all’arredamento. Oggi, invece, la fiducia degli investitori è scossa e la disponibilità di credito per nuovi progetti è ridotta al minimo. Il governo, pur intervenendo con misure di sostegno, non è ancora riuscito a invertire una tendenza che rischia di trasformarsi in un declino strutturale.
Un epilogo che segna un’epoca
L’uscita di scena di Evergrande dai mercati finanziari rappresenta molto più di una semplice operazione tecnica: è il simbolo della fine di un’era in cui la crescita illimitata sembrava possibile a qualsiasi costo. Per i creditori, significa quasi certamente la perdita di gran parte degli investimenti, con titoli che, pur formalmente validi, non avranno più un mercato di riferimento.
Per il sistema economico globale, la vicenda è un campanello d’allarme sul rischio di bolle speculative alimentate da debiti insostenibili e sulla vulnerabilità di mercati interconnessi. L’effetto psicologico di una crisi di queste proporzioni si estende ben oltre la Cina, influenzando le decisioni di investitori istituzionali e privati in tutto il mondo.
Evergrande lascia in eredità un monito chiaro: crescere a ritmi vertiginosi senza solide fondamenta finanziarie può trasformare un gigante in un colosso dai piedi d’argilla. E mentre il suo nome scompare dai tabelloni della Borsa di Hong Kong, il vuoto che lascia dietro di sé continuerà a influenzare la politica economica e le strategie di investimento per molti anni a venire.
