Dolci che hanno fatto la storia d’Italia: tra maestri stellati e sapori popolari – i dieci dessert diventati icone imperdibili
L’universo della pasticceria italiana è un connubio affascinante tra cultura profonda e creatività contemporanea. Alcuni dessert nascono nelle cucine di alta pasticceria, dove precisione e sperimentazione diventano arte. Altri hanno radici nella tradizione popolare, ma grazie alla cura di maestri artigiani o chef rinomati vengono elevati a simbolo distintivo del gusto italiano. Ho selezionato dieci dolci che racchiudono questa ricchezza: vere e proprie icone, capaci di emozionare, stupire e imprimersi nell’immaginario collettivo.
Un classico reinventato
Maritozzo di Iginio Massari – Un dolce emblematico di Roma, reinventato da Debora Massari nel 2018: una brioche elegante ripiena non solo di panna, ma anche di crema pasticcera. Dal laboratorio si è evoluto nel format milanese “MARITZ”, dove si declina in varianti creative, diventando simbolo di un’“alta pasticceria popolare”.
Freschezza e originalità nel piatto
Mela verde, cetriolo e bergamotto – Creazione di Salvatore Morello all’insegna della leggerezza, che conquista al ristorante Inkiostro di Parma. Combinando acidità e note vegetali, questo dessert ha ricevuto il riconoscimento “Passion Dessert”, confermando la rotta innovativa della pasticceria moderna.
Tradizione in evoluzione
Schiacciata fiorentina (Caffè Gilli, Firenze) – Dolce carnevalesco diventato evergreen, disponibile tutto l’anno grazie alla raffinatezza di Gilli. Realizzato con ingredienti semplici come lievito madre e scorza d’arancia, è un equilibrio perfetto tra antica tradizione e tecnica contemporanea.
Pesca di Prato (Paolo Sacchetti) – Il maestro lievitista toscano ha riportato in voga questo dolce a semisfera, bagnato nell’Alchermes e farcito con crema pasticcera, trasformandolo in un simbolo dolciario capace di raccontare il territorio con eleganza autentica.
Freschezza e territorio in un gelato
Coppa Ape d’Oro (Andrea Tortora, Sardegna) – Menzione per questo dessert dai sapori locali, dove ricotta sarda, miele d’acacia e topping ispirati all’apicoltura diventano un viaggio goloso in Costa Smeralda. Semplice, raffinato e radicato nel territorio.

Piatti scenografici e poetici
Clarice (Imàgo, Roma) – Interpretata dallo chef Andrea Antonini, questa creazione teatrale accompagna il menù con una falena in cioccolato e richiami visivi raffinati. Gelato alla vaniglia e yogurt di pecora incontrano more e acidità in una danza elegante e memorabile.
Mare Clausum (Napoli) – Federico Andreini reinventa la pasticceria come racconto sensoriale. Il raviolo dolce ripieno di erbe costiere e marzapane, servito in brodo di alghe e spezie, fonde sapori mediterranei e nordafricani in un’esperienza unica.
Tradizione campana e fusione contemporanea
Roccobabà (Nicola Goglia, Caserta) – Nato nel 1997 da un’intuizione legata al nome dello stilista Rocco Barocco, oggi è un babà ripieno di semifreddo e avvolto nel cioccolato, diventato simbolo della pasticceria campana moderna grazie alla mano esperta di Goglia.
Bronte–Tokyo (Vincenzo Abagnale, Taormina) – Un ponte tra Sicilia e Oriente: pistacchio di Bronte abbraccia miso e salsa di soia in un dessert che unisce culture diverse. Sorbetto al limone e raffinatezza rendono la creazione un’esperienza sorprendente.
Una lunga conclusione
Questi dieci dolci non sono semplici ricette, sono racconti: ognuno ha una storia, un contesto sociale, una rilettura contemporanea. Il Maritozzo celebra la leggerezza elegante, mentre la Pesca di Prato è custodia di memoria regionale. In alternativa, Clarice e Mare Clausum sono ibride poetiche dove il dessert diventa performance. Le creazioni come la Coppa Ape d’Oro o il Roccobabà sposano la tradizione territoriale con stili moderni e personali.
Al centro di tutto, emerge la capacità di trasformare gesti quotidiani in arte sensoriale, di far convivere dolci della nonna e reinterpretazioni audaci. Questa selezione mette in luce l’Italia più autentica e contemporanea: territori che si raccontano attraverso aromi e forme, territori che si rinnovano senza tradire le proprie radici. In un mondo digitale, questi dessert diventano ambassador gustosi del nostro patrimonio, capaci di sorprendere chiunque, una forchettata alla volta.
