Un concerto a Cervo unisce culture diverse con musiche palestinesi e europee nel segno della memoria e libertà

di Roberta Ludovico

Concerto a Cervo tra musiche palestinesi ed europee per celebrare memoria e libertà. - Ilvaporetto.com

L’appuntamento musicale al Festival Internazionale di Musica da Camera di Cervo mette in luce il ruolo della musica nello scambio culturale tra popoli in conflitto. Il concerto vede la contrabbassista palestinese Fadwa Qamhia e il violinista Michael Barenboim suonare insieme un programma che unisce composizioni palestinesi e classici della tradizione europea. Oltre al valore artistico, questo evento assume un significato sociale e politico, dando voce alla memoria e alla speranza di un popolo privato della propria libertà.

La musica classica palestinese come strumento di espressione e resistenza culturale

Fadwa Qamhia, contrabbassista del complesso “Nasmé“, rappresenta una realtà musicale che cerca di affermare l’identità palestinese attraverso l’arte. Per i musicisti palestinesi, eseguire musica classica è un modo concreto di manifestare la loro richiesta di libertà e di rafforzare la tradizione culturale. La loro musica comunica un messaggio potente, in cui la creatività diventa un mezzo per mostrare una realtà spesso negata o distorta.

Il gruppo Nasmé si inserisce in un contesto di grande difficoltà politica e sociale, dove la libertà di espressione è limitata e l’arte si fa portavoce della storia e delle speranze di un popolo. L’attività artistica di questi musicisti si traduce in un contributo concreto alla cultura palestinese, aperto al dialogo con altre tradizioni, ma saldo nel denunciare la realtà dell’oppressione.

Negli ultimi anni la musica classica palestinese ha conquistato attenzione a livello internazionale. Festival e concerti in vari paesi hanno dato visibilità a compositori e interpreti che fanno della musica un veicolo di resistenza e identità culturale, oltre che un punto di incontro tra culture diverse.

Un programma musicale che richiama la storia e la cultura di Palestina e Europa

Il programma del concerto di Cervo propone un dialogo sonoro che attraversa nazioni e tempi diversi. Si apre con “Andante Meditativo” di Salvador Arnita, compositore palestinese nato a Gerusalemme nel 1914. Costretto all’esilio dopo la Nakba del 1948, Arnita è uno dei protagonisti della rinascita musicale palestinese. La sua opera incarna la continuità culturale di un popolo disperso e diventa simbolo di memoria e radici.

Segue il quintetto per clarinetto di Mozart, un punto fermo del repertorio della musica da camera europea. Questa scelta unisce la tradizione classica europea al racconto di una realtà molto diversa e sofferta.

Dopo la pausa il concerto prosegue con il “Gran Quintetto” di Bottesini, rilevando influssi italiani nello stile musicale. Il programma si conclude con la prima esecuzione italiana di “Palestinian songs and dances” di Kareem Roustom, compositore contemporaneo che rende omaggio alla cultura palestinese attraverso composizioni ispirate ai canti e alle danze popolari.

La combinazione di questi brani esprime una volontà di incontro, dove musiche nate in contesti lontani diventano strumenti di conoscenza reciproca. Il concerto tiene insieme storia, cultura e attualità attraverso un linguaggio fatto di note e melodie.

Michael Barenboim e la musica come ponte tra conflitti e culture

Michael Barenboim, figlio di Daniel Barenboim, il noto direttore d’orchestra, conosce bene il potere della musica nel promuovere dialogo e comprensione. Ha chiarito che “la musica offre forme diverse, tra cui il conforto a chi soffre, ma non può sostituirsi all’urgenza politica di fermare violenze e genocidi in atto, come quello nella Striscia di Gaza.”

Daniel Barenboim ha fondato la West-Eastern Divan Orchestra, composta da giovani musicisti di Israele, Palestina e paesi arabi, proprio per dimostrare che la musica può avvicinare persone separate da anni di conflitti. Michael continua questo impegno partecipando a eventi che mettono insieme culture diverse per cercare un minimo di dialogo.

Il concerto con Nasmé testimonia questo sforzo. Mostrare la competenza artistica palestinese serve anche a contrastare narrative che tendono a cancellare o sminuire l’umanità di quei popoli. Attraverso la musica si smantella un racconto disumanizzante che, purtroppo, ancora persiste in molte parti dell’Occidente.

A Cervo, dunque, la musica si fa espressione di una realtà complessa, raccontando storie di esilio, resistenza culturale e desiderio di riconoscimento. Lo spettacolo apre uno spazio dove passano emozioni senza confini e dove culture lontane si incontrano, almeno per qualche ora, sul terreno comune dell’arte.