Franco Maresco non c’è al Lido, ma il suo film fa discutere tra ironia e critica sul cinema italiano

di Chiara Moretti

Franco Maresco assente al Lido, il suo film scatena dibattito sul cinema italiano. - Ilvaporetto.com

Alla Mostra del Cinema di Venezia 2025, “Un film fatto per bene” di Franco Maresco ha fatto molto parlare di sé. Il regista siciliano, presente in concorso e con la pellicola in sala grazie a Lucky Red, però non si è visto, nonostante fosse stato più volte annunciato. Andrea Occhipinti, produttore del film, ha spiegato cosa ha portato all’assenza di Maresco, raccontando il rapporto complicato con il regista. Il film, un mix di autobiografia, satira e denuncia sul mondo del cinema italiano, ha suscitato reazioni forti: risate e applausi a più riprese durante le proiezioni stampa.

Perché Maresco ha disertato il Lido

Franco Maresco è persona riservata, poco incline agli incontri pubblici. Non è la prima volta che, pur avendo film selezionati, evita eventi importanti. Per “Un film fatto per bene” Occhipinti ha sperato fino all’ultimo che il regista si facesse vedere al Lido, ma alla fine ha dovuto rassegnarsi. Il produttore ha raccontato che Maresco spesso adotta una sorta di “strategia del silenzio”: lascia passare tempo prima di rispondere, facendo crescere dubbi e speranze. Questa volta però la risposta è arrivata chiara e netta: Maresco ha detto che non gli interessa partecipare ai rituali del festival, chiedendosi «che vengo a fare, che c’entro io col tappeto rosso». Occhipinti non ha avuto modo di controbattere.

Questa scelta rispecchia pienamente il carattere di Maresco, sempre fedele a se stesso e lontano dalle solite promozioni cinematografiche. La sua assenza, però, non ha sminuito il valore del film, anzi gli ha dato un tono ancora più forte. L’accoglienza calorosa della stampa ha dimostrato che il film resta uno dei protagonisti della Mostra.

Applausi e risate: un film che parla di sé con ironia e sincerità

Alla proiezione stampa “Un film fatto per bene” ha fatto scattare reazioni immediate. Il pubblico ha applaudito più volte, anche durante la visione, e molte risate hanno accompagnato il racconto. Non è un documentario qualunque: il film ha un taglio autobiografico molto forte. Maresco si mette a nudo, mostrando senza filtri le sue fragilità, i disturbi ossessivi compulsivi che lo accompagnano, e una vena ironica che scuote chi guarda.

Nel cast ci sono anche i suoi collaboratori storici, come Umberto Cantone e Antonio Rezza, che portano avanti quella provocazione diretta che ha sempre contraddistinto il regista. La pellicola non parla solo del percorso personale di Maresco, ma anche delle tensioni e delle difficoltà del suo ambiente: compromessi, ritardi, scontri con i produttori. Il risultato è un racconto a tratti malinconico e corrosivo, che riflette sul cinema italiano di oggi con satira e un senso di ribellione.

Il film racconta le difficoltà con la produzione

La storia gira intorno a un mix tra vita reale e mockumentary, con fatti veri che si mescolano a elementi di finzione. Al centro c’è il dietro le quinte travagliato di un progetto mai finito su Carmelo Bene. Dopo incidenti e troppe riprese, Maresco si scontra con il produttore Occhipinti, che decide di fermare il film. A quel punto il regista sparisce, lasciando il lavoro in sospeso e aprendo una ricerca affidata al cosceneggiatore Umberto Cantone.

Il film racconta questo momento di crisi come simbolo di un malessere più ampio nel cinema italiano. Maresco non risparmia critiche pesanti a una realtà che, secondo lui, premia il mediocre e «non nega un film a nessuno». Tutto si svolge tra ironia e invettive, con un linguaggio allegorico che continua la tradizione provocatoria del regista. Questa difficoltà nel portare a termine il progetto su Bene mostra quanto Maresco non abbia paura di mettere a nudo gli ostacoli concreti delle produzioni, spesso piene di compromessi.

Occhipinti: un’impresa portare il film a termine

Andrea Occhipinti, che ha seguito da vicino il progetto, lo definisce uno dei più complicati della sua carriera. Le riprese sono state segnate da incertezze e tensioni continue. Ogni fase era un “work in progress” pieno di cambiamenti e aggiustamenti all’ultimo minuto. Nonostante tutto, Occhipinti è convinto che il film meriti il posto in selezione ufficiale e valga più di molte produzioni italiane recenti.

Il film mescola riflessioni, ironia e momenti comici, riuscendo a restituire un quadro profondo del mondo interiore di Maresco. Per il produttore, Maresco è una figura limpida e lucida nel panorama odierno, con una visione spesso monito. Il film conferma che registi complessi e contraddittori come lui hanno un ruolo fondamentale nel raccontare il cinema italiano.

Occhipinti sottolinea che il film parla di creatività al di là delle logiche di mercato, dove anche autori particolari trovano spazio, anche se non senza frizioni. Il richiamo alla libertà artistica e alla necessità di continuare a lavorare si riflette anche nella scelta di sostenere Maresco senza forzature.

Futuro incerto per Maresco, ma la speranza resta

Il finale del film lascia intuire un possibile addio di Maresco al set. Il regista stesso ammette di sentirsi distante dai rituali del cinema e dai festival, un disagio che va oltre la semplice timidezza. Occhipinti, però, non esclude che Maresco possa continuare a fare cinema, interpretando questo momento come una pausa difficile prima di un nuovo impegno.

Secondo il produttore, il cinema resta per Maresco uno strumento per sfuggire alla sofferenza e trovare un motivo per andare avanti. La sua voglia di ricerca e produzione, anche se faticosa, potrebbe spingerlo a non abbandonare la scena. Il regista, noto per il suo approccio imprevedibile, conferma la sua critica ma lascia aperto uno spiraglio per il futuro, che pure resta incerto.

In ogni caso “Un film fatto per bene” è un momento di svolta e un documento importante per capire un autore che ha sempre rifiutato compromessi e spettacolarizzazioni superficiali, scegliendo una strada propria e mettendosi al centro di un confronto spesso spigoloso con il mondo che racconta.