A Trieste il ricordo di Boris Pahor, testimone della minoranza slovena e delle deportazioni naziste
Oggi Trieste rende omaggio a Boris Pahor, scrittore sloveno di lingua italiana nato proprio in questa città il 26 agosto 1913 e scomparso nel 2022 a 108 anni. La sua figura resta fondamentale per la storia delle comunità italo-slovene e per il racconto delle vicende legate alla Seconda guerra mondiale, ai lager nazisti e alle discriminazioni fasciste contro la minoranza slovena. Qui si approfondisce il suo ruolo storico e letterario, insieme alle iniziative che nel 2025 rinnovano il suo ricordo in città.
Trieste e Boris Pahor: una vita segnata dalla storia della minoranza slovena
Boris Pahor è nato e cresciuto a Trieste, in una comunità che ha attraversato forti tensioni etniche e politiche per tutto il Novecento. La minoranza slovena in città ha subito duri colpi, soprattutto sotto il regime fascista, come la distruzione del Narodni Dom, il centro culturale sloveno dato alle fiamme nel 1920. Pahor era bambino allora, e quell’immagine del rogo gli rimase impressa per sempre, ritornando spesso nei suoi scritti. Il Narodni Dom è diventato il simbolo della discriminazione subita dalla sua gente, una ferita che ha attraversato tutta la sua produzione letteraria.
Trieste stessa, affacciata sull’Alto Adriatico, porta ancora i segni di quel passato complesso. La città è sempre stata un crocevia di lingue e nazionalità, un luogo dove i conflitti di identità si sono fatti sentire con forza. Pahor ha vissuto tutto questo sulla propria pelle, affrontando sia le persecuzioni fasciste sia la deportazione nei lager nazisti, esperienza al centro del suo racconto più famoso, Necropoli. La sua scrittura è una testimonianza diretta, che parla di sofferenza collettiva, negazione dei diritti e resistenza culturale.
Necropoli, la voce diretta degli orrori nazisti
Necropoli è uno dei testi più significativi per capire cosa significa essere deportati nei campi di concentramento, raccontato da chi quell’orrore lo ha vissuto davvero. Pahor ha attraversato quei momenti senza distacco, e li ha ripresi nei suoi trenta libri con una narrazione intensa e precisa. Tradotto in molte lingue, Necropoli è ormai un punto di riferimento imprescindibile per la letteratura europea sulla Shoah e la deportazione.
Ma Pahor non si è fermato alla guerra e ai lager. Ha raccontato con chiarezza anche la lotta contro il fascismo, le discriminazioni razziali e culturali, e come queste politiche abbiano portato al genocidio e alla sofferenza delle comunità colpite. Nei suoi scritti emerge la realtà di chi ha vissuto violenze estreme, ma anche la forza di resistere e mantenere la propria dignità. Il valore storico e letterario della sua opera resta vivo, soprattutto nei luoghi dove queste storie hanno radici profonde.
Trieste ricorda Boris Pahor nel 2025: memoria e valori europei
Il 2025 non è solo l’anniversario della nascita di Pahor, ma anche l’ottantesimo dalla fine della Seconda guerra mondiale. A Trieste, istituzioni e associazioni impegnate per la pace e la convivenza hanno celebrato lo scrittore con una cerimonia al cimitero di Sant’Anna. Il Comitato pace convivenza Danilo Dolci e il Centro italo sloveno hanno deposto fiori sulla sua tomba, sottolineando il valore della sua testimonianza e il suo ruolo simbolico come antifascista e antirazzista.
Queste iniziative sono un’occasione di riflessione per la città e per le comunità che vivono in un territorio segnato da conflitti politici e culturali nel passato. Pahor ha guardato fin da subito all’Europa come a un progetto da costruire sulla memoria e sulla pace, valori profondamente legati alla sua esperienza personale. Il suo ricordo richiama l’importanza di tenere viva la memoria storica, per evitare il ritorno di intolleranze e discriminazioni.
Boris Pahor resta un punto di riferimento per chi vuole capire e tramandare la storia della minoranza slovena e le ferite nascoste della guerra. Trieste, attraverso questi eventi, continua a mantenere viva la memoria di chi ha vissuto da vicino le pagine più dure del Novecento, aprendo anche un dialogo sulla convivenza tra popoli e sulla difesa dei diritti culturali e umani.
