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Arcivescovo Pierro annulla concerti di Celibidache a Salerno: la rabbia dei promotori del festival

Arcivescovo Pierro annulla concerti di Celibidache a Salerno: la rabbia dei promotori del festival - Ilvaporetto.com

La decisione dell’arcivescovo di Salerno Pierro di non concedere l’atrio del Duomo per due concerti del Salerno Festival ha scatenato polemiche e malcontento tra gli organizzatori e i sostenitori dell’evento musicale. Il maestro Sergiu Celibidache avrebbe dovuto dirigere l’orchestra Munchner Philharmoniker per un programma di prestigio, ma la coincidenza con la festa del patrono San Matteo ha portato a un’inevitabile cancellazione dei concerti.

Salerno Festival: un evento atteso

Storia e importanza della manifestazione

Il Salerno Festival rappresenta da sette anni un appuntamento imperdibile per gli amanti della musica classica. Creato dai fratelli Vittorio e Giulia Ambrosio, il festival ha sempre cercato di portare artisti di fama internazionale e di arricchire il panorama culturale locale. Quest’anno, il festival era particolarmente significativo grazie alla presenza del maestro Sergiu Celibidache, una figura di spicco nel panorama della musica sinfonica, ammirato per la sua rarefatta presenza in Italia.

Certamente, il coinvolgimento di Celibidache, che avrebbe diretto l’orchestra Munchner Philharmoniker con un repertorio composto da brani di Bruckner, Schubert e Beethoven, rappresentava un’occasione unica non solo per gli amanti della musica ma anche per posizionare Salerno come punto di riferimento per eventi di alta cultura. Le aspettative erano alte e la vendita dei biglietti, già avviata, faceva presagire il tutto esaurito.

La programmazione musicale e le aspettative

Con due concerti programmati, uno dei quali previsto per il 17 settembre, gli organizzatori avevano progettato un evento che avrebbe catturato l’attenzione non solo del pubblico locale, ma anche di melomani provenienti da diverse città italiane. Il festival si è sempre distinto per la qualità delle produzioni ed è supportato da un’ampia campagna promozionale, inclusa la presenza del festival nelle brochure ufficiali.

Tuttavia, il sogno di una riuscita manifestazione è andato in frantumi all’improvviso e, quella che si prospettava come un’incredibile esperienza musicale, si è trasformata in una delusione collettiva. Anche le più accreditate testate nazionali avevano inviato i propri critici per coprire l’evento, sottolineando l’importanza della figura di Celibidache e coinvolgendo il pubblico in un’attesa palpabile.

La decisione dell’arcivescovo: attriti e polemiche

Le motivazioni dietro la cancellazione

L’arcivescovo Pierro, che ha assunto il suo incarico di presule metropolitano di Salerno, Acerno e Campagna solo un anno fa, ha motivato la sua decisione di non concedere l’atrio del Duomo con il fatto che i concerti si sarebbero tenuti durante le celebrazioni in onore di San Matteo, il patrono della città. Il presule ha sottolineato l’importanza della festa patronale e il necessario rispetto verso le tradizioni religiose, affermando che l’atrio doveva essere riservato per accogliere i pellegrinaggi e le celebrazioni diocesane.

Il confronto tra i fratelli Ambrosio e l’arcivescovo ha attraversato una serie di scambi di lettere, in cui gli organizzatori hanno cercato di trovare una soluzione che potesse rispettare entrambe le esigenze, ma senza successo. Vittorio Ambrosio ha sottolineato come il festival avrebbe fatto il possibile per garantire il rispetto della liturgia senza compromettere l’importanza degli eventi musicali programmati.

Il fallimento della mediazione

Nonostante gli sforzi per risolvere la situazione, l’arcivescovo ha mantenuto la sua posizione intransigente. Persino il sindaco di Salerno, Vincenzo Giordano, insieme ad altre personalità politiche locali, ha tentato di intercedere presso il presule, ma ogni sforzo si è rivelato vano. Pierro ha risposto con una lettera in cui esprimeva il suo malcontento per le continue pressioni, affermando che tali ingerenze avrebbero potuto compromettere futuri rapporti di collaborazione con l’organizzazione del festival.

Il risultato finale è stato l’annullamento ufficiale dei concerti, con i promoter che hanno dovuto informare il pubblico sulla procedura di rimborso dei biglietti già acquistati. L’eco della crisi si è diffusa rapidamente, scatenando una reazione negativa tra i sostenitori della cultura musicale e i critici, che hanno visto nel rifiuto dell’arcivescovo un passo indietro per la scena culturale di Salerno.

Le reazioni e le polemiche

La rabbia dei promotori del festival

Alla notizia dell’annullamento, i fratelli Ambrosio non hanno nascosto il loro disappunto. In una lettera inviata alla stampa, Vittorio Ambrosio ha definito l’incidente una “pugnalata alle spalle” nei confronti del Salerno Festival, sottolineando la perdita di un’opportunità culturale di grande valore. La notizia ha suscitato anche un forte dibattito sui social media e nelle colonne delle testate nazionali, dove la delusione per la situazione è espressa e accompagnata da critiche alla decisione dell’arcivescovo.

Il commento di Paolo Isotta

Uno degli interventi più incisivi è stato quello del critico musicale Paolo Isotta, che ha esposto la sua posizione sul «Corriere della Sera», esprimendo il suo disappunto per la gestione dell’intera vicenda. Secondo Isotta, il mancato riconoscimento della grandezza di Celibidache come artista rappresenta un grave impoverimento per la cultura salernitana. La sua affermazione sul fatto che per Pierro non vi sia differenza tra un prestigioso direttore d’orchestra e una formazione musicale locale ha colpito duramente.

La situazione ha sollevato domande più ampie riguardo al rapporto tra cultura e religione, l’importanza di investire in eventi culturali anche in contesti tradizionali e la necessità di creare sinergie tra i vari ambiti della società. In questo contesto, si è aperto un dibattito su come proteggere e promuovere la cultura in un panorama dove le festività religiose e gli eventi culturali si sovrappongono.

La rinuncia ai concerti di Celibidache ha quindi generato frustrazione e un ampio scambio di opinioni nel panorama culturale italiano, ponendo l’accento su un’eccezione che, sebbene radicata nella tradizione, rischia di emarginare e silenziare l’importanza della musica e della cultura nella comunità. Le ripercussioni di questa vicenda si avranno a lungo termine sul futuro del Salerno Festival e su come gli organizzatori si relazioneranno ai legami con la Chiesa e le istituzioni locali nei prossimi anni.

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