Caratteristiche tecniche e design della Royal Enfield Himalayan 450
La Royal Enfield Himalayan 450 è stata sottoposta a un test di durata e resistenza lungo quasi 1.500 km tra asfalto e fuoristrada, attraversando l’omonima catena montuosa dell’Himalaya. Questo viaggio di otto giorni ha messo alla prova la moto in condizioni estreme, incluse altitudini superiori ai 5.700 metri, offrendo un quadro dettagliato delle sue caratteristiche tecniche, ergonomiche e prestazionali in ambienti difficili.
La Royal Enfield Himalayan 450 monta un motore monocilindrico a quattro tempi raffreddato a liquido con una cilindrata di 451,65 cc. Questo propulsore eroga una potenza massima di 40 cavalli a 8.000 giri al minuto e una coppia di 40 Nm a 5.500 giri/minuto. Il cambio è manuale a sei marce senza quickshifter, quindi richiede l’uso della frizione per cambiare marcia sia in salita sia in scalata; la frizione è descritta come morbida per facilitare questo compito.
Dal punto di vista ciclistico, la moto presenta sospensioni Showa con forcella anteriore a steli rovesciati da 43 mm e escursione di 200 mm; il monoammortizzatore posteriore ha la stessa escursione. I freni sono dotati di Abs permanente sull’anteriore e Abs disinseribile sul posteriore . Le ruote sono rispettivamente da 21 pollici all’anteriore e da 17 pollici al posteriore, equipaggiate con pneumatici semitassellati adatti anche al fuoristrada leggero.
L’altezza della sella varia tra gli 805 e gli 845 millimetri grazie alla possibilità di scegliere tra due diverse selle; questa regolazione consente anche ai piloti intorno al metro e settantacinque di toccare terra con entrambi i piedi quando si utilizza la misura intermedia . La posizione in sella è pensata per adattarsi tanto alla guida seduta quanto quella in piedi, quest’ultima facilitata dalla corretta triangolazione tra sella, pedane e manubrio.
L’elettronica è volutamente semplice: sono presenti due mappe motore , Abs disinseribile solo al posteriore ma nessun controllo elettronico della trazione o altre assistenze più avanzate come il ride-by-wire completo o quickshifter automatico.
Ergonomia ed esperienza su strada
Il design della Himalayan si colloca fra quello tipico delle scrambler – moto versatili con caratteristiche adatte sia all’asfalto che all’off-road – e le adventure classiche pensate per lunghi viaggi su terreni misti. La posizione “scavata” nella zona del serbatoio permette un buon controllo anche nei passaggi più impegnativi fuori strada grazie alla presa sicura con le ginocchia sul serbatoio stesso.
Durante il test si sono riscontrate vibrazioni percepibili soprattutto oltre i 6.000 giri/minuto sulle pedaline, sulla sella e sul manubrio; queste potrebbero influire sul comfort nelle percorrenze prolungate o ad alta velocità. Il cupolino ridotto offre limitata protezione aerodinamica alle alte velocità ma non compromette significativamente l’esperienza complessiva su strada.
Con circa quasi due quintali in ordine di marcia , questa moto non punta alla sportività estrema né alle prestazioni elevate ma piuttosto alla robustezza e affidabilità: può raggiungere velocità massime attorno ai 165 km/h pur mantenendo un carattere tranquillo che richiede attenzione nel mantenere regimi adeguati soprattutto sui passi montani ripidi dove serve spinta continua ai medi regimi.
La leva dell’acceleratore ha una corsa lunga rispetto allo standard odierno che può risultare meno immediata nel modulare la potenza; inoltre le leve freno anteriore e frizione non sono regolabili rendendo meno personalizzabile la posizione dei comandi secondo le preferenze del pilota.
Percorso del test nell’Himalaya: condizioni estreme
Il test si è svolto nell’arco di otto giorni partendo dalla città indiana di Leh, situata nella regione del Ladakh a circa tremilacinquecento metri d’altitudine. Dopo alcuni giorni dedicati all’acclimatamento necessario per affrontare quote così elevate senza problemi respiratori significativi, il percorso ha toccato diversi punti chiave dell’Himalaya indiano:
- Da Leh verso sud-est fino al lago Pangong situato a oltre quattromila metri attraverso strade asfaltate alternanti guadi d’acqua.
- Passaggio dal Chang La a quota cinquemilatrecentosessanta metri.
- Proseguimento fino ad Hanle dopo circa cento chilometri interamente asfaltati.
- Tappa impegnativa verso Umling La, considerato il passo carrabile più alto del mondo raggiungendo quota cinquemilsettecentonovantotto metri.
- Ritorno passando per Saspul fino al Khardung La .
- Visita finale alla cittadina Turtuk vicino al confine pakistano prima del rientro finale a Leh dopo circa millecinquecento chilometri totali percorsi tra asfalto ed off-road leggero-medio.
Queste altitudini estreme rappresentano condizioni particolarmente gravose per qualsiasi veicolo motorizzato: minor densità dell’aria riduce potenza erogabile dal motore mentre temperature rigide mettono sotto stress componentistica meccanica ed elettronica.
Pregi rilevati durante il viaggio
Tra i punti positivi emersi dall’esperienza spiccano l’equilibrio generale della moto: peso distribuito bene favorisce stabilità anche su terreni accidentati grazie alle sospensioni Showa ben tarate per uso misto asfalto/off-road. L’approccio minimalista all’elettronica garantisce semplicità d’uso senza complicazioni legate agli ausili elettronici spesso presenti sulle concorrenti moderne.
La posizione in sella risulta comoda sia da fermi che durante la guida dinamica consentendo facilità nel mettere entrambi i piedi saldamente a terra per piloti mediamente alti attorno ai centosettantacinque centimetri; anche chi misura intorno ai centosessantacinque centimetri può appoggiare almeno le punte dei piedi comodamente.
Il prezzo contenuto intorno ai cinquemilanovecento euro rende questa moto competitiva nel segmento adventure entry-level offrendo robustezza meccanica senza rinunciare alle prestazioni base necessarie nei viaggi avventurosi.
Aspetti migliorabili emersi dal test
Tra gli aspetti meno convincenti figura una coppia modesta soprattutto ai bassi-medi regimi che obbliga spesso il pilota a mantenere elevati giri motori nelle salite o fuori strada tecnica per evitare cali improvvisi nelle prestazioni dinamiche.
Le vibrazioni percepite sopra certi regimi possono risultare fastidiose specialmente sulle pedaline dove normalmente ci si aspetta maggiore isolamento dalle sollecitazioni meccaniche del monocilindrico raffreddato a liquido ma ancora piuttosto “vivo”.
Inoltre alcune scelte ergonomiche potrebbero essere riviste: leva acceleratore dalla corsa lunga limita precisione nella gestione gas mentre assenza totale della regolazione delle leve freno anteriore/frizione riduce possibilità personalizzazione secondo esigenze individuali dei motociclisti più esigenti.
Al momento non è stato comunicato se Royal Enfield prevede aggiornamenti futuri riguardo questi aspetti critici o eventuale introduzione di versioni alternative con specifiche diverse dedicate esclusivamente all’off-road tecnico oppure lunghe percorrenze stradali più confortevoli rispetto alla versione standard qui analizzata.
