Carlo Verdone sulla polemica Gal Gadot e Butler alla Mostra Di Venezia: posizioni e critiche sul boicottaggio

di Ivan Rossi

Verdone commenta la polemica su Gal Gadot e Butler alla Mostra di Venezia - Ilvaporetto.com

L’appello di 1.500 attori e registi italiani, emerso in vista della Mostra del Cinema di Venezia 2025, ha acceso un dibattito sulla presenza di alcune star internazionali come Gal Gadot e Gerard Butler. Questo richiamo alla solidarietà verso la popolazione di Gaza ha scatenato reazioni contrastanti, soprattutto sul tema del coinvolgimento diretto o meno degli artisti nei conflitti politici. Carlo Verdone ha scelto di esprimere una posizione netta in merito, chiarendo alcuni aspetti legati alla sua adesione e criticando l’esclusione di nomi dal festival.

Le ragioni di Carlo Verdone dietro la firma dell’appello contro la tragedia di gaza

Carlo Verdone ha spiegato di aver aderito all’appello su invito di Silvia Scola, figlia del regista Ettore Scola, che gli ha chiesto di sottoscrivere una dichiarazione per condannare gli eventi dolorosi a Gaza. L’intento, ha detto Verdone, era di portare attenzione sulla situazione umanitaria e di mostrare la sensibilità del mondo del cinema nazionale a tale dramma. La firma così è arrivata con motivazioni umanitarie, non politiche, e senza alcun riferimento specifico a escludere alcun artista dal festival.

Successivamente, però, il regista ha precisato che i nomi di Gal Gadot, celebre attrice israeliana e simbolo di una certa posizione filoisraeliana, e di Gerard Butler, attore statunitense, sono stati aggiunti all’appello dai promotori pro Palestina, senza il suo consenso. Verdone ha espresso chiaramente la sua distanza da questa scelta, ritenendo ingiusto caricare sulle spalle degli attori responsabilità che non hanno. Per lui, la solidarietà verso Gaza deve essere netta ma priva di boicottaggi verso chi lavora nel cinema, soprattutto se questi non sono parte del conflitto diretto.

La controversia sull’esclusione di Gal Gadot e Gerard Butler dalla Mostra Di Venezia

L’appello ha chiesto di ritirare gli inviti a Gal Gadot e Gerard Butler a Venezia, visto che le loro posizioni sarebbero vicine a quelle di Israele nel contesto del conflitto a Gaza. Questa richiesta ha acceso una discussione più ampia tra chi vede nel boicottaggio un atto di giustizia politica e chi lo interpreta come una censura a un evento culturale che dovrebbe invece rimanere un luogo di dialogo e inclusione.

Carlo Verdone ha preso una posizione contraria alla loro esclusione, commentando che gli attori non sono combattenti né politici e dunque non dovrebbero subire conseguenze per i fatti bellici. Ha aggiunto un paragone con i boicottaggi subiti da sportivi russi all’inizio della guerra in Ucraina, ribadendo la distanza che c’è tra personaggi pubblici e responsabilità militari. Anche Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale, ha espresso perplessità su questa linea, sostenendo che caricare artisti con le colpe di conflitti complicati è sbagliato e che la cultura non deve diventare uno strumento di esclusione.

Il ruolo del cinema come spazio di sensibilità senza escludere voci

L’appello degli attori nasce da un desiderio condiviso di condanna verso la tragedia che si sta consumando a Gaza, soprattutto sul piano umanitario. In quel senso il cinema si mostra sensibile e attento a un dramma che coinvolge vite innocenti. Però dentro a questo sentimento si sta sviluppando un nodo delicato: come tenere insieme solidarietà e libertà espressiva senza trasformare una manifestazione culturale in un tribunale.

Carlo Verdone invita a non far diventare gli artisti strumenti di giudizio politico o militare. Dice che non serve escludere chi ha un’opinione diversa o viene dalla parte opposta del conflitto. Il confronto deve restare aperto, lasciando spazio alle molte voci nel festival. Solo così la Mostra del Cinema può mantenere la sua funzione di evento culturale e non trasformarsi in palco per vendette o rappresaglie.

La tensione tra impegno morale e apertura culturale si riflette in molte scelte di questa edizione veneziana. Una situazione che, vista da vicino, rivela la complessità di far dialogare arte e politica in un momento così delicato. Il dibattito contribuirà a definire quale ruolo il cinema sarà chiamato a rivestire negli scenari internazionali attuali.