Diplomazia ad alta tensione in Alaska: Trump punta a una tregua con scambi territoriali – Zelensky esclude: “Negoziati senza di noi non servono”

di Stefano Di Biagio

Diplomazia ad alta tensione in Alaska: Trump punta a una tregua con scambi territoriali – Zelensky escluse: “Negoziati senza di noi non servono”

Mancano pochi giorni al summit in Alaska tra Donald Trump e Vladimir Putin, promosso come un tentativo estremo di stemperare la guerra in Ucraina. Trump ha sottolineato che l’incontro sarà un “feel-out meeting”, utile per sondare la disponibilità al dialogo, e non mira a firmare intese immediate. Ha lasciato intendere che un cessate il fuoco potrebbe scattare anche attraverso scambi di territori, un’ipotesi già catalogata come inaccettabile sia a Kiev che da molti leader europei.

Un vertice esclusivo che accende la diplomazia

Il summit non vedrà la partecipazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha già manifestato la propria opposizione al tavolo senza Kiev. Trump ha ribadito la volontà di includerlo in un’occasione successiva, ma resta sospetto sulle intenzioni del Cremlino. Questo vertice arriva in un momento in cui Mosca sembra prepararsi a nuove offensive sul territorio ucraino, aumentando la tensione e riducendo i margini per una trattativa immediata.

L’Europa si prepara: “Nessuna pace senza Kiev”

I leader europei – con la cancelliera tedesca Friedrich Merz, il premier britannico Keir Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron in prima linea – hanno chiesto un incontro preliminare con Trump affinché il fronte europeo e l’Ucraina possano essere rappresentati. L’unico punto chiaro resta la richiesta di un cessate il fuoco prima di ogni negoziato territoriale. Zelensky osserva con sospetto e ribadisce: “Negoziati validi non possono escludere l’Ucraina, perché significherebbe legittimare le conquiste militari russe”.

La tensione militare non accenna a diminuire

Sul campo, la situazione resta incandescente. Le forze russe consolidano posizioni nell’Est del Paese, creando una pressione costante su città strategiche come Kramatorsk e Dobropillya. Mentre la diplomazia prova a farsi spazio, l’escalation militare prosegue con attacchi mirati alle infrastrutture e nuovi movimenti di truppe lungo le linee di contatto. L’impressione è che Mosca voglia arrivare al vertice con un vantaggio tattico, per poter influenzare le eventuali condizioni di un cessate il fuoco.

Il quadro che emerge è quello di una diplomazia in bilico tra speranza e scetticismo. Trump si propone come mediatore, ipotizzando un cessate il fuoco con scambi territoriali che però rappresentano un terreno minato: Kiev rifiuta con fermezza e l’Europa teme che una simile intesa possa aprire un pericoloso precedente sul diritto internazionale. Zelensky continua a ribadire che ogni accordo di pace deve partire dal pieno coinvolgimento dell’Ucraina, senza compromessi sulle frontiere riconosciute.

Il summit in Alaska potrebbe essere ricordato come un momento chiave o come un’occasione mancata: molto dipenderà da quanto le parti saranno disposte a trasformare il dialogo in un vero percorso negoziale. Al momento, però, la prospettiva di una pace stabile appare lontana, e la guerra sembra destinata a continuare a pesare sugli equilibri geopolitici globali.