La crescente preoccupazione per il fitto calendario delle partite di calcio ha trovato nuova espressione in voci autorevoli. Il difensore francese Dayot Upamecano e il commissario tecnico Didier Deschamps si sono uniti a Bernardo Silva nel sollevare la questione, esprimendo la loro frustrazione nei confronti di Fifa e UEFA. Mentre il mondo si prepara per la sfida di Nations League a Lione contro il Belgio, queste dichiarazioni aprono un dibattito cruciale sulla sostenibilità del calcio moderno e il benessere degli atleti.
Le critiche di Upamecano: troppi impegni e infortuni
Le parole del difensore
Dayot Upamecano ha espresso il suo disappunto riguardo al numero eccessivo di partite che i calciatori devono affrontare. Durante una conferenza stampa, ha sottolineato la difficoltà di mantenere un alto livello di prestazioni considerando l’affollamento del calendario: “Gli spettatori vogliono una bella partita, ma è complicato fare in modo che accada ad ogni match visto quante ce ne sono in calendario.” Le sue parole evidenziano come la quantità di impegni possa influenzare non solo la qualità del gioco, ma anche la salute fisica dei giocatori.
L’impatto degli infortuni
Durante il ritiro della nazionale francese, alcuni giocatori sono stati costretti a lasciare il ritiro a causa di infortuni: Loïc Badé e Warren Zaire-Emery sono gli esempi più recenti. Nonostante la preparazione e l’impegno dedicato, le risorse fisiche degli atleti si scontrano con un calendario sempre più affollato. Upamecano ha messo in guardia sul fatto che, se non si interviene per ridurre il numero di partite, è probabile che il problema degli infortuni aumenti, influenzando ulteriormente le performance della squadra.
Deschamps e il sistema calcistico: una critica al potere decisionale
Il commento del commissario tecnico
Didier Deschamps ha condiviso le preoccupazioni di Upamecano, sottolineando che la congestione del calendario è ormai una realtà che tutti devono affrontare senza possibilità di scelta. “Il calendario internazionale è così, cosa volete che faccia?” ha affermato. Questa affermazione mette in evidenza il dilemma degli allenatori e dei giocatori, costretti a seguire un’impostazione di lavoro che viene decisa da entità superiori, pur riconoscendo che il sistema attuale non è favorevole alla salute e al recupero degli atleti.
Ora è il momento di riflettere
Deschamps ha messo in discussione se le attuali politiche sportive stiano effettivamente supportando la salute dei giocatori. “Si sta andando nella direzione giusta per la salute dei giocatori? No, sono categorico.” La sua frustrazione è palese: mentre i team competono ad altissimi livelli, il rischio di infortuni gravi e di una degenerazione della qualità del gioco aumenta. La richiesta di un cambio di rotta diventa imperativa, ma, come sottolinea Deschamps, la decisione ricade su altri.
La necessità di un’evoluzione nel calendario calcistico
Considerazioni sul futuro del gioco
Le preoccupazioni espresse da Upamecano e Deschamps pongono una questione fondamentale sul futuro del calcio. Mentre il pubblico continua a desiderare partite emozionanti, la realtà dei giocatori professionisti diventa sempre più complessa. La sovrapposizione di competizioni, tra club e nazionali, infatti, ha reso difficile per i giocatori recuperare adeguatamente e mantenere un buon stato di forma.
Un appello per il benessere degli atleti
La situazione attuale del calendario calcistico solleva interrogativi su come le organizzazioni calcistiche possano migliorare il benessere dei giocatori. Potrebbe essere necessaria una riorganizzazione delle competizioni, una riduzione delle partite amichevoli e un’attenzione particolare alle pause tra i vari tornei. Iniziative e discussioni saranno fondamentali per garantire che il talento e la salute dei giocatori non vengano sacrificati in nome del profitto e della spettacolarizzazione del calcio.
La sfida lanciata da Upamecano e Deschamps rappresenta quindi un’occasione per ripensare non solo le dinamiche delle competizioni, ma anche il modo in cui il calcio viene gestito a livello globale, con un occhio di riguardo alla salute e alla sostenibilità.