Il sequestro di Tony Kiritsis nel 1977 raccontato nel film Dead Man’s Wire di Gus Van Sant
La storia di Anthony G. “Tony” Kiritsis, che nell’inverno del 1977 prese in ostaggio Richard Hall ad Indianapolis, torna al cinema con “Dead Man’s Wire” di Gus Van Sant. Il film, presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2025, ripercorre le drammatiche 63 ore in cui Kiritsis sfidò la Meridian Mortgage Company, accusata di averlo rovinato economicamente. Il regista ha scelto questo episodio, ambientato nel Midwest, per esplorare le motivazioni dietro un gesto di protesta estrema e la lotta contro un sistema percepito come oppressivo. La pellicola riunisce un cast di volti noti, tra cui Bill Skarsgård, Dacre Montgomery e Al Pacino.
Il sequestro di Tony Kiritsis: un gesto disperato contro il sistema finanziario
Il 8 febbraio 1977, Anthony G. Kiritsis si presentò alla Meridian Mortgage Company di Indianapolis, società di prestiti coinvolta nei suoi affari immobiliari. Convinto che la società lo stesse danneggiando finanziariamente e avesse sabotato il suo progetto, Kiritsis prese come ostaggio Richard Hall, figlio del presidente. La crisi durò quasi 63 ore, in cui Kiritsis chiese non solo un risarcimento di 5 milioni di dollari, ma anche delle scuse formali. La vicenda catturò rapidamente l’attenzione dei media e si trasformò in un caso simbolo delle tensioni tra piccoli imprenditori e istituti finanziari.
Kiritsis si sentiva tradito da un sistema economico che reputava ingiusto e opprimente. Durante il sequestro si mostrò determinato e, in un certo senso, disposto a combattere da solo contro una potenza più grande di lui. Le ore di negoziazioni finiscono con la liberazione dell’ostaggio dopo che le condizioni di Kiritsis vennero parzialmente accolte. Questo gesto estremo è stato interpretato anche come una forma di protesta contro le pratiche di alcune società finanziarie degli anni ’70, quando la crisi economica e le difficoltà legate ai mutui rendevano difficile la vita di molti piccoli imprenditori.
Dead Man’s Wire: Gus Van Sant racconta una storia del midwest con un cast di primo piano
Il regista Gus Van Sant ha deciso di portare sullo schermo la vicenda di Kiritsis, affascinato dall’ambientazione nel Midwest, regione dove è cresciuto. Il regista ha spiegato di voler investigare le ragioni di un gesto folle e allo stesso tempo di un “distorto senso di eroismo”, riuscendo a dare umanità ai personaggi coinvolti. Il film non si limita a una cronaca thriller, ma entra nel terreno di una dark comedy irriverente.
Il cast annovera Bill Skarsgård nel ruolo di Tony Kiritsis e Dacre Montgomery in quello di Richard Hall. Montgomery ha raccontato che la preparazione si è concentrata molto sulla relazione tra i due personaggi, che rappresentano due figure alle prese con un conflitto personale e sociale. Lavorare con Van Sant l’ha spinto fuori dalla sua zona di comfort, andando oltre il semplice thriller e modellando una narrazione più complessa e articolata.
Accanto a loro, volti noti come Al Pacino, Colman Domingo e Cary Elwes arricchiscono la storia. Myha’la interpreta Linda Page, reporter televisiva che seguì da vicino la vicenda, offrendo uno sguardo agli eventi da una prospettiva esterna. Il film si affida al talento degli attori per raccontare un episodio fortemente radicato nella storia americana, ma che mantiene una forte attualità anche oggi.
La meridian mortgage company e la crisi economica degli anni settanta sullo sfondo della vicenda
La Meridian Mortgage Company è al centro della vicenda come società di prestiti accusata da Kiritsis di aver distrutto la sua vita professionale. Questo episodio mette in luce i rapporti complicati tra debitori e istituti finanziari in un periodo segnato da difficoltà economiche. Negli anni ’70, molte persone accusavano le banche e le società di mutui di pratiche aggressive e poco trasparenti, portando a tensioni sociali e proteste isolate come quella di Kiritsis.
La vicenda mostra come un individuo possa sentirsi schiacciato da un sistema più grande e reagire in modo estremo. Le dispute in campo immobiliare e creditizio, allora come oggi, rappresentano un nodo cruciale per molte famiglie e imprenditori. La cronaca del sequestro di Kiritsis è diventata così paradigma di una rabbia accumulata contro le istituzioni finanziarie, che, a volte, sembrano lontane e sorde ai problemi concreti dei cittadini comuni.
Le riflessioni di Van Sant collegano questa storia a eventi recenti come l’omicidio del Ceo Brian Thompson da parte di Luigi Mangione, evidenziando un persistente malessere sociale che ancora oggi alimenta gesti disperati. Il film dialoga con queste tensioni contemporanee, mantenendo il racconto ancorato alla realtà degli anni ’70, ma capace di richiamare l’attenzione sul presente.
I protagonisti umanizzati di una tragedia americana raccontata attraverso il cinema
Nel film, il personaggio di Linda Page, interpretato da Myha’la, rappresenta una voce femminile rarissima nell’epoca della vicenda, quella della reporter afroamericana che copriva uno degli eventi di cronaca più seguiti. Il regista ha chiesto all’attrice di ispirarsi ad Angela Davis, attivista per i diritti civili, per conferire al ruolo un’aura di forza e determinazione. Questo permette di inserire nel racconto un punto di vista più ampio, che va oltre la dinamica del sequestro.
Colman Domingo interpreta un dj ammirato da Kiritsis e presenza chiave nel film per l’importanza della comunicazione. Nel corso del sequestro, il suo personaggio dialoga con Kiritsis, dando modo agli spettatori di entrare nella mente del rapitore e comprendere la sua disperazione. Le parole dell’attore mettono in evidenza come questa storia riguardi chiunque si senta senza risorse, alle prese con limiti imposti dall’esterno.
Kiritsis emerge come un uomo che sognava di essere vincente, ma vedeva il suo mondo crollare sotto i colpi di un sistema ostile. La sua lotta diventa allora simbolo di una resistenza individuale contro un potere che appare smisurato e implacabile. Attraverso il film, Van Sant restituisce un’immagine complessa dei protagonisti, lontana dagli stereotipi semplici del bene e del male.
