
La lotta contro l'ictus in Italia: obiettivi e sfide per un accesso equo alle Stroke Unit - Ilvaporetto.com
Ogni anno in Italia si registrano 120 mila nuove diagnosi di ictus. Tuttavia, attualmente solo il 60% dei pazienti può accedere alle Stroke Unit, le strutture specializzate nel trattamento di questa grave condizione. Questo disguido è in gran parte attribuibile a una distribuzione iniqua delle unità sul territorio nazionale. La situazione sta spingendo verso un cambiamento significativo, con iniziative volte a garantire un miglior accesso ai servizi di cura per tutti i pazienti. L’ambizioso progetto Stroke Action Plan for Europe punta, entro il 2030, a consentire a almeno il 90% dei malati l’accesso a trattamenti adeguati.
La distribuzione delle Stroke Unit in Italia
Nel panorama sanitario italiano, attualmente esistono 208 Stroke Unit, delle quali il 52% sono situate nel Nord del Paese. Al contrario, solo il 22% è ubicato al Sud e il 26% al Centro. Questo squilibrio territoriale rappresenta una barriera significativa per l’accesso alle cure per molti cittadini. Recentemente, questo tema è stato al centro del National Coordinators Meeting del Sap-E a Sofia, dove i rappresentanti italiani hanno presentato i progressi e le strategie adottate nel nostro Paese per raggiungere gli obiettivi europi. Paola Santalucia e il suo team hanno discusso l’importanza della creazione di un modello nazionale che rifletta le necessità locali.
Il progetto di un piano nazionale, lo Stroke Action Plan for Italy , è in fase di sviluppo per affrontare la sfida dell’accessibilità. L’intenzione è quella di affinare le linee guida esistenti e rendere le Stroke Unit disponibili per almeno il 90% dei pazienti. Questo è un passo cruciale, visto che l’attuale percentuale di accesso si attesta tra il 50 e il 70%. Il modello italiano seguirà appieno le indicazioni europee, con focus su diverse aree, dalla prevenzione all’intervento urgente nella fase acuta, fino al percorso di riabilitazione.
Obiettivi del Piano Nazionale di Azione per l’Ictus
Gli ambiziosi obiettivi del Sap-I includono campagne informative per sensibilizzare la popolazione sui sintomi e sui fattori di rischio dell’ictus. La presidente Santalucia ha sottolineato l’importanza di educare i cittadini sul riconoscimento precoce dei segni della malattia. Questo può essere realizzato attraverso attività di sensibilizzazione incentrate su scuole e istituzioni. Un altro elemento cruciale è l’ottimizzazione della catena di soccorso. Si mira a migliorare i tempi di reazione dalle chiamate al 118 all’arrivo dell’ambulanza, garantendo che gli ospedali siano preparati a trattare i pazienti con ictus.
Le strategie preventive non si fermano al riconoscimento dei sintomi. È necessaria una maggiore attenzione ai protocolli di riabilitazione post-ictus, garantendo che almeno il 40% dei pazienti riceva l’assistenza necessaria. Le informazioni sulle possibilità di recupero devono essere complete e facilmente accessibili sia ai pazienti che ai loro familiari. Solo con un approccio olistico e coordinato sarà possibile affrontare adeguatamente il fenomeno dell’ictus e migliorare gli esiti di salute.
Collaborazioni e impegnative sfide
Per il raggiungimento degli ambiziosi traguardi fissati, diventa essenziale stabilire una forte intesa tra le istituzioni sanitarie e le associazioni locali. I portavoce delle organizzazioni, come la Isa-Aii, hanno sottolineato la necessità di finalizzare il riconoscimento della Dichiarazione di azione adottata dal Sap-E. È un primo passo per allinearsi ad altre nazioni dell’Unione Europea, dove sono stati già avviati piani di azione nazionali per la lotta contro l’ictus.
Il ricercatore Ettore Nicolini ha richiamato l’attenzione sugli progressi tangibili realizzati negli ultimi anni. A tal proposito, l’Italia ha visto un incremento nelle Stroke Unit capaci di effettuare trombectomie meccaniche, una procedura salvavita efficiente in caso di ictus. La disabilità conseguente a un ictus colpisce una parte consistente della popolazione, non solo gli anziani. Ogni anno, anche 12 mila persone sotto i 55 anni possono fare esperienza di questa patologia. L’accesso limitato alle Stroke Unit per molti di loro rappresenta un problema serio da affrontare urgentemente.
La centralità di una piattaforma condivisa per l’analisi dei dati
Nel dibattito attuale si sottolinea l’importanza della standardizzazione dei dati raccolti riguardo gli esiti del trattamento, come osservato da Paolo Candelaresi. La creazione di un’unica piattaforma per la registrazione e il monitoraggio consentirebbe una valutazione uniforme e comparativa tra le varie strutture sanitarie. Attualmente, la frammentazione dei dati tra le diverse regioni e ospedali ostacola il progresso verso il miglioramento dei servizi e l’uniformità delle cure.
Quanto più si riuscirà a mettere in atto un sistema centralizzato per il monitoraggio, tanto più sarà facile garantire l’equità e l’eccellenza nelle cure fornite ai pazienti colpiti da ictus. Gli sforzi delle diverse società scientifiche e professionisti stanno già dando i loro frutti e si auspica che anche le istituzioni nazionali possano fare la loro parte garantendo un supporto concreto.
L’importanza dell’azione collettiva per combattere l’ictus
L’impatto dell’ictus sulla popolazione è impressionante, con oltre un milione di casi all’anno in Europa. Questo numero è destinato a crescere a causa di stili di vita non salutari. L’implementazione di politiche adeguate e la diffusione di servizi di cura e riabilitazione sono aspetti cruciali per affrontare questa emergenza sanitaria. L’adozione di piani nazionali ed europei può contribuire a disciplinare le cure, aumentando la guaribilità e riducendo i livelli di disabilità.
L’azione collettiva tra gli Stati membri, i professionisti e le istituzioni è fondamentale per realizzare i cambiamenti necessari. I governi hanno già iniziato a mettersi in moto per ridurre l’impatto dell’ictus, e l’Italia non vorrebbe rimanere indietro, puntando a garantire ai cittadini un trattamento tempestivo ed efficace. Gli obiettivi fissati da Sap-E, in aggiunta al Sap-I, delineano un futuro in cui i pazienti possano contare su una rete di cure sempre più efficiente e accessibile.