L’associazione Agesci di Napoli ha sollevato un allarme riguardante la progressiva scomparsa delle sedi scout nelle parrocchie della città. Questo fenomeno ha portato a un’emergenza per il volontariato giovanile, poiché molti gruppi storici sono costretti a cercare nuove sistemazioni, mentre le parrocchie sembrano privilegiare attività più redditizie come il turismo. La lettera aperta dell’Agesci ai sindaci e ai vescovi delle diocesi di Napoli e Pozzuoli mette in luce una questione inquietante legata alla valorizzazione del patrimonio ecclesiastico.
La crisi degli spazi per gli scout
Secondo l’Agesci, i gruppi scout a Napoli, i quali contano circa 1.000 ragazzi e 200 adulti volontari, sono in una situazione critica. La lettera aperta inviata dall’associazione ai rappresentanti della comunità ecclesiastica segnala che le parrocchie, per necessità economiche, stanno chiudendo le porte alle attività scout. Cristiano Salvio, responsabile dell’Agesci di Napoli, ha dichiarato che negli ultimi mesi molti gruppi storici hanno perso la loro sede, costringendoli a vagabondare tra diverse parrocchie per poter continuare le loro attività educative.
Tra i gruppi colpiti, il caso di Chiaia spicca per la sua storicità: dopo 60 anni, gli scout hanno dovuto lasciare l’Istituto Pontano, mentre il gruppo del Vomero è in procinto di abbandonare la parrocchia di via Aniello Falcone, dove ha operato per 40 anni. Il motivo addotto dagli ordini religiosi è chiaro: gli scout non portano introiti, mentre attività legate al turismo e alla ricettività sono preferite poiché garantiscono una migliore rendita economica per le parrocchie.
Le conseguenze per i gruppi storici
Laddove gli scout avevano materiali, spazio e una storia consolidata nella comunità, ora i gruppi si trovano a dover affrontare una difficile ricerca di nuove sedi. L’Istituto Pontano ha ceduto i suoi spazi a un ente privato che, per garantire un reddito ai gesuiti, ha chiesto agli scout di lasciare. Federica Donadio, rappresentante dell’Agesci Napoli 2, ha spiegato come la collaborazione e il contratto di comodato d’uso siano stati resi impossibili da questioni economiche interne. Attualmente, il gruppo ha trovato rifugio temporaneo in una parrocchia, ma gli spazi a disposizione sono nettamente ridotti, limitando l’efficacia delle attività educative.
Similmente, presso il Vomero, il gruppo scout ha dovuto lasciare la storica sede della chiesa di San Francesco. La situazione si è complicata ulteriormente con l’apertura di una struttura alberghiera nel vicino convento francescano, che ha preso il posto delle attività scout. Queste transizioni hanno avuto un impatto profondo sulle storiche tradizioni dello scoutismo, mettendo a rischio le opportunità di crescita per i giovani coinvolti.
Il difficile percorso per trovare nuove sedi
La continua necessità di spostamenti per trovare ospitalità ha reso la situazione ancora più complicata per i gruppi scout a Napoli. Un esempio emblematico è il gruppo Napoli 13, che ha vissuto numerosi cambi di sede. Originariamente nato a San Giovanni a Teduccio, il gruppo ha dovuto spostarsi al centro storico, dove ha affrontato altrettante difficoltà per mantenere la continuità delle attività. Giuseppe Vigo, rappresentante del gruppo, ha descritto come le spese di trasporto e la mancanza di disponibilità di spazi adatti mettano a repentaglio il progetto educativo per i bambini e i ragazzi.
In una città come Napoli, dove il turismo è in crescita e le attività legate all’ospitalità sembrano dominare, le parrocchie devono affrontare una dura realtà economica. La lettera dell’Agesci solleva interrogativi importanti: che valore viene dato al volontariato e all’educazione dei giovani rispetto alle necessità finanziarie delle strutture ecclesiastiche? I gruppi scout non solo combattono per la sopravvivenza delle loro attività, ma si trovano anche a dover dimostrare la loro validità in termini di impatto sociale.
Le prospettive future per il volontariato giovanile
Nonostante le difficoltà evidenziate, vi è una forte volontà da parte dei gruppi scout di continuare a svolgere le loro attività. Tuttavia, la mancanza di spazi adeguati e l’incertezza sulle future sistemazioni pongono interrogativi sul futuro dello scoutismo a Napoli. I genitori, come nel caso di Pietro Rinaldi, spesso sperano che i propri figli possano continuare a partecipare a queste iniziative, pur riconoscendo le difficoltà legate alla disponibilità di spazi.
L’impegno di chi partecipa alle attività degli scout è puramente volontaristico e, come sottolineato dallo stesso Agesci, il bisogno di spazi per i giovani è sempre crescente, mentre le opportunità sono in rapido declino. La lettera inviata alle autorità locali ha come obiettivo quello di riportare l’attenzione su una problematica che non può essere ignorata, quella della formazione e crescita dei ragazzi attraverso esperienze di volontariato che hanno un forte valore educativo e sociale.