Nuovi casi di peste suina africana in Liguria, la situazione aggiornata al 31 agosto 2025 tra Genova e i comuni colpiti

di Chiara Moretti

Peste suina africana, nuovi casi tra Genova e la Liguria al 31 agosto 2025. - Ilvaporetto.com

In Liguria continuano a registrarsi casi di peste suina africana tra i cinghiali, con due nuove positività confermate in provincia di Genova. Questi dati, aggiornati al 31 agosto 2025, fanno salire il totale delle positività nella regione a 1.144 casi. La situazione in Piemonte resta stabile, con 790 contagi sui cinghiali e nessun nuovo focolaio negli allevamenti suinicoli. Il monitoraggio fatto dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta conferma la diffusione del virus in diversi comuni, mostrando però segnali di controllo in alcune aree.

Due nuovi focolai in Provincia Di Genova: Cicagna e Serra Riccò

Nelle ultime rilevazioni dell’IZS al 31 agosto sono stati scoperti due nuovi casi di PSA in provincia di Genova, rispettivamente nel comune di Cicagna e a Serra Riccò, dove i casi salgono a 26. Cicagna segna il quarto caso per quel territorio. Questi nuovi casi confermano la presenza attiva del virus tra i cinghiali selvatici nelle zone collinari e montane liguri, particolarmente soggette alla diffusione a causa della fauna libera. La vicinanza tra Serra Riccò e altri comuni già colpiti rende il rischio di contagio elevato. La presenza di 26 casi in un solo comune indica un focolaio in atto, che necessita di controlli mirati sopra la media per arginare l’espansione. Le autorità sanitarie e ambientali monitorano continuamente questi territori per adottare misure di controllo, come la raccolta delle carcasse e la gestione dell’habitat dei cinghiali.

La stabilità dei casi di PSA in Piemonte e l’assenza di nuovi focolai negli allevamenti

In Piemonte il dato sui cinghiali si mantiene fermo a 790 casi, un numero che non ha subito variazioni recenti. Al contempo non sono stati segnalati nuovi focolai negli allevamenti suini, un aspetto rilevante perché limita il rischio di danni economici significativi per l’attività agricola locale. Il fatto che la PSA non abbia colpito le strutture di allevamento in Piemonte grazie alle misure di biosicurezza adottate rappresenta una buona notizia sotto il profilo sanitario e gestionale. Resta però alta l’attenzione sulle popolazioni di cinghiali selvatici, che continuano a contenere il virus in modo diffuso in alcune aree del territorio. L’IZS mantiene aggiornamenti frequenti per correggere strategie e prevenire eventuali contagî negli allevamenti futuri.

L’estensione territoriale dell’epidemia tra Liguria e Piemonte

I dati dell’IZS indicano che il virus ha interessato complessivamente 187 comuni tra Liguria e Piemonte. Questo territorio ampio riflette come la diffusione non sia limitata a pochi punti isolati, ma coinvolga diverse aree, incluse zone rurali e limitrofe ai centri abitati. La presenza di 1.934 positività complessive sui cinghiali di queste regioni conferma una diffusione significativa del virus in fauna selvatica, confermando la necessità di azioni coordinate. Il monitoraggio puntuale delle carcasse trovate e analizzate consente di valutare i progressi o l’aggravarsi della situazione giorno dopo giorno. Molte zone interessate non hanno ancora segnalato nuovi focolai negli allevamenti, ma la vigilanza resta alta per impedire che il virus passi dalla fauna selvatica agli animali allevati.

Le strategie di contenimento e le polemiche sulla gestione regionale in Liguria

Per contenere la diffusione della PSA, la regione Liguria ha spesso approvato l’uso di risorse finanziarie residue per organizzare il recupero, il trasporto e lo smaltimento delle carcasse di cinghiali morti. Questo intervento si rivela essenziale per interrompere la catena di contagio e proteggere la salute degli animali allevati e l’ambiente. Tuttavia, alcune associazioni animaliste hanno espresso critiche sulle modalità di impiego dei fondi stanziati. Ad esempio, i finanziamenti del 2022, secondo queste associazioni, non sono stati usati pienamente per creare recinzioni di contenimento, una strategia attuata con risultati positivi in altri paesi europei per limitare l’espansione del virus. Queste barriere fisiche avrebbero potuto isolare le aree infette riducendo i contatti tra suini selvatici delle diverse zone, elemento ritenuto cruciale per arginare l’epidemia. La gestione regionale si trova così sotto pressione per migliorare i piani d’azione e assicurare interventi pratici e tempestivi sul campo.

L’importanza del monitoraggio regionale per il controllo della PSA

L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta svolge un ruolo fondamentale nel raccogliere e aggiornare i dati riguardanti la diffusione della peste suina africana. Grazie ai report regolari, le autorità possono tenere sotto controllo la situazione epidemiologica e pianificare interventi mirati per ogni area interessata. Il monitoraggio comprende il censimento dei casi di fauna selvatica positiva, la mappatura dei comuni colpiti e l’analisi del rischio per gli allevamenti domestici. Questo sistema consente di identificare rapidamente nuovi focolai o casi singoli, mettendo in atto tempestivamente misure igieniche e di quarantena. La collaborazione tra le regioni e questo ente scientifico è essenziale per mantenere aggiornato lo stato dell’epidemia e per evitare l’ulteriore espansione del virus sul territorio nazionale.