Prezzi carburanti di nuovo in salita, dopo due mesi di cali: differenze tra pompe bianche e compagnie
Dopo oltre due mesi in calo, i prezzi dei carburanti alla pompa tornano a salire. A spingere benzina e gasolio verso l’alto sono stati tre aumenti consecutivi del greggio raffinato e i rialzi decisi dalle compagnie. Così, chi fa il pieno si trova di nuovo a fare i conti con prezzi in crescita, in un mercato che continua a mostrare divari tra distributori tradizionali e pompe bianche. Ad agosto 2025, i prezzi sono più alti rispetto alla media degli ultimi dieci anni, soprattutto per benzina e diesel.
Benzina e diesel riprendono quota dopo settimane di calo
Dopo settimane in cui il costo del carburante sembrava solo scendere, da qualche tempo la tendenza si è invertita. La benzina in modalità self service ha toccato in media 1,705 euro al litro, con un aumento di 2 millesimi rispetto all’ultima rilevazione. Il diesel self service si è fermato invece a 1,633 euro al litro, con un incremento simile. Secondo Staffetta Quotidiana, le compagnie tradizionali mantengono prezzi leggermente più alti rispetto alle pompe bianche: per la benzina self service, ad esempio, si parla di 1,710 euro contro 1,696 euro. Sul fronte del servito, la benzina resta stabile a 1,846 euro, mentre il diesel servito è salito leggermente, arrivando a 1,774 euro al litro. Questi movimenti riflettono da vicino l’andamento delle quotazioni internazionali del greggio raffinato, che hanno segnato tre rialzi consecutivi. In pratica, il mercato italiano reagisce subito agli aumenti esterni, interrompendo la discesa e riportando i prezzi a livelli più alti, nettamente sopra la media degli ultimi dieci anni.
Pompe Bianche più economiche, il vantaggio per chi fa il pieno
Nel panorama dei distributori si conferma il divario tra i prezzi delle compagnie tradizionali e quelli delle pompe bianche, cioè i distributori indipendenti. Questi ultimi offrono prezzi qualche centesimo più bassi, un dettaglio che per molti automobilisti fa la differenza. Per esempio, il gasolio self service costa in media 1,637 euro al litro presso le compagnie, mentre nelle pompe bianche si scende a 1,624 euro. Anche la benzina segue questa linea, con prezzi inferiori nelle pompe bianche rispetto ai distributori tradizionali. Questo gap spinge molti a preferire i distributori indipendenti, aumentando così la concorrenza. E proprio questa competizione può aiutare a tenere a bada i nuovi aumenti, offrendo qualche chance di risparmio soprattutto in città e nelle periferie, dove le pompe bianche sono più diffuse.
Carburanti alternativi: prezzi fermi o in lieve calo per GPL, metano e GNL
I carburanti alternativi invece mostrano variazioni più contenute, o addirittura prezzi stabili. Il GPL, molto usato da chi ha vetture a doppia alimentazione, si mantiene a 0,695 euro al litro per il servito. Il metano servito cala un po’ e arriva a 1,425 euro al chilo, mentre il GNL scende a 1,250 euro al chilo, con qualche centesimo in meno. Questi carburanti stanno prendendo sempre più piede, non solo per un discorso di costi, ma anche per motivi ambientali: il metano, in particolare, produce meno emissioni rispetto a benzina e diesel. Sul territorio si notano però differenze importanti: regioni come Sicilia e Campania hanno prezzi del metano servito sopra 1,4 euro al chilo, e il GPL varia tra 0,648 e 0,761 euro al litro. Queste differenze regionali influenzano le scelte dei consumatori e la domanda locale di carburanti alternativi.
Prezzi più alti sulle autostrade: il conto sale anche per GPL e metano
I distributori lungo le autostrade continuano a praticare prezzi decisamente più alti rispetto alla rete ordinaria, sia per benzina che diesel. La benzina self service in autostrada costa mediamente 1,801 euro al litro, mentre al servito supera i 2 euro, arrivando a 2,065 euro al litro. Il gasolio self service si ferma a 1,743 euro, e al servito si spinge fino a 2,011 euro al litro. Anche i carburanti alternativi costano di più: il GPL si vende a 0,835 euro al litro, il metano a 1,514 euro al chilo, il GNL a 1,316 euro al chilo. Questi rincari sono legati ai costi di gestione più alti e alla posizione dei distributori in autostrada, dove chi si ferma deve mettere in conto prezzi più salati. Per chi viaggia spesso lungo le autostrade, queste differenze possono pesare parecchio sul budget carburante, soprattutto nei lunghi tragitti.
I recenti aumenti frenano quella discesa che sembrava ormai consolidata, mettendo in luce la volatilità del mercato carburanti in Italia. Le scelte degli automobilisti non dipendono solo dai prezzi in sé, ma anche dalla distribuzione dei punti vendita e dalle differenze di costo tra le varie tipologie di distributori. Sul fronte dei carburanti alternativi, invece, la leggera flessione dei prezzi può spingere verso queste soluzioni più ecologiche, anche se sulle autostrade restano ancora più care.
