Roberto Saviano al Festivaletteratura di Mantova: tra bontà, mafia e amore

di Chiara Moretti

Roberto Saviano al Festivaletteratura di Mantova tra mafia e umanità. - Ilvaporetto.com

Roberto Saviano è stato uno dei protagonisti del Festivaletteratura di Mantova, dove ha parlato di temi forti come la bontà, l’amore e la criminalità organizzata. Nel dialogo con Teresa Ciabatti, lo scrittore ha portato riflessioni nate dal suo ultimo romanzo, “L’amore mio non muore”, e dal confronto con la realtà della ’ndrangheta, raccontando come sentimenti e violenza si intrecciano nelle vite delle persone.

La bontà secondo Saviano: un gesto più che una condizione

Durante l’incontro con Teresa Ciabatti, Saviano ha spiegato la sua idea di bontà, ispirandosi a Vasilij Grossman e al suo romanzo “Vita e destino”. Per lui, la bontà non è qualcosa di stabile o permanente, ma una qualità che si vede nell’istante, qualcosa che si può riconoscere subito. Nonostante le delusioni che arrivano dalla giustizia, Saviano crede che la bontà resti la cosa più vera da cercare e capire.

Lo scrittore, famoso per la sua battaglia contro la criminalità, ha raccontato che lavorare su questi temi non è mai facile. Ha definito il mestiere come “una fogna” e ha ammesso che spesso si è spinti a fare cose crude. Ma ha sottolineato il suo sforzo costante di non diventare come chi descrive, anche se può sembrare “buono”. La differenza sta nel modo in cui si racconta il potere, senza scadere nei suoi stessi meccanismi.

Amore e violenza: il racconto di “L’amore mio non muore”

Al centro dell’incontro c’è stata anche Rossella Casini, la protagonista del romanzo “L’amore mio non muore”. Rossella è una giovane studentessa che incarna una bontà e un amore che si scontrano con la durezza della ’ndrangheta, rappresentata da Francesco Frisina. Saviano ha spiegato che Rossella sceglie l’amore per non arrendersi alle contraddizioni dentro di sé, preferendo la luce al buio, la dolcezza alla durezza.

Rossella resta buona anche se questo la rende vittima di uno stupro, una punizione che le mafie usano contro chi si oppone a loro. Dopo cinque anni di ricerca, Saviano ha osservato come l’amore possa cambiare il modo di vedere il mondo e, in certi casi, rendere invulnerabili. Per Rossella, amare non è solo un sentimento, ma un percorso che porta a una conoscenza profonda e a una verità personale.

Teresa Ciabatti e “Donnaregina”: un nuovo sguardo sulla mafia

Teresa Ciabatti, autrice di “Donnaregina”, ha raccontato la sua esperienza di avvicinamento al mondo della criminalità organizzata, qualcosa che prima non aveva mai affrontato direttamente. Parlando dell’incontro con Giuseppe Misso, ex boss del rione Sanità, ha spiegato di aver scritto un romanzo che non è una biografia, ma un’esplorazione di cosa significa essere un boss.

Ciabatti ha ammesso che la sua apparente innocenza, da casalinga, ha aiutato molte persone ad aprirsi con lei. Ha scelto di lasciare da parte lavori più “ufficiali” per concentrarsi su materiale inedito, lontano dai soliti cliché. Saviano ha apprezzato questa prospettiva nuova, sottolineando come nel libro di Ciabatti emergano i veri codici mafiosi, spesso sconosciuti a chi li guarda da fuori.

Mafia e racconto: tra diffidenza e verità

Nel dialogo, Saviano ha raccontato di essere cresciuto dentro storie di mafia e di aver avuto la spinta di raccontarle in modo universale. Ma chi affronta questi temi si trova spesso a dover affrontare sospetti e diffidenza, un peso pesante da sopportare. Ciabatti ha aggiunto che, per un boss, la mancanza di nemici pronti a ucciderlo è forse la sua sofferenza più grande.

Saviano ha spiegato che verso la fine della vita questi boss cercano contatti, in una realtà ambigua dove i ruoli si mescolano. Ha poi parlato dei collaboratori di giustizia, spesso costretti a compromessi per sopravvivere, con un sostegno economico dello Stato che li tiene in vita ma li allontana da una vera giustizia. Ha raccontato con franchezza che questi collaboratori evitano di parlare delle vittime, mantenendo così un silenzio che protegge l’intimità della morte e dell’omicidio.

Un incontro intenso al Festivaletteratura

L’appuntamento con Roberto Saviano e Teresa Ciabatti è stato uno dei momenti più seguiti del Festivaletteratura di Mantova. Il pubblico ha ascoltato con attenzione, portando a casa riflessioni profonde sulla mafia, l’amore e la bontà in un mondo complicato.

Molto apprezzato anche l’intervento del giornalista e scrittore Omar El Akkad, che ha ricevuto una lunga standing ovation. Questi incontri hanno confermato ancora una volta quanto la letteratura sia uno strumento potente per raccontare e capire storie difficili, che parlano della società e della vita di tutti noi.