Durante un servizio di polizia demaniale, i militari della Stazione Navale di Napoli hanno messo in evidenza una situazione di illecito a Nisida, dove sono stati identificati circa 500 ormeggi per barche non regolari. Questi controlli sono stati condotti per garantire la legalità nelle concessioni demaniali e l’effettiva occupazione degli specchi acquei concessi per ormeggi stagionali. L’operazione ha rivelato irregolarità da parte di tre titolari di concessioni che hanno amplificato abusivamente le loro aree di competenza.
Controllo delle concessioni demaniali
I motivi dei controlli a Nisida
I controlli portati a termine dai militari della Stazione Navale sono una risposta diretta agli aumentati rischi di occupazione abusiva degli spazi demaniali. La creazione di ormeggi non autorizzati non solo influisce sulle normative vigenti, ma compromette anche l’equilibrio ambientale e l’accesso legittimo per gli operatori del settore. La vigilanza su questi aspetti è vitale per mantenere l’ordine e proteggere le risorse marittime locali.
Durante l’attività di monitoraggio, gli agenti sono riusciti a scoprire non solo le occupazioni abusive, ma anche a comprendere le modalità attraverso cui i proprietari delle concessioni sono riusciti a estendere le loro aree. In questo caso, gli occupanti hanno utilizzato diversi stratagemmi per giustificare l’occupazione di un’area marittima maggiore rispetto a quella inizialmente concessa.
Dettagli sulle occupazioni abusive
L’operazione ha portato alla scoperta di tre titolari di concessioni demaniali marittime, identificati come i responsabili delle illecite estensioni. Il primo di questi aveva occupato abusivamente circa 3.954 metri quadri di mare, il secondo aveva ampliato la sua area di concessione di 7.436 mq e il terzo è risultato responsabile per un’occupazione ulteriore di 9.644 mq. Complessivamente, questi abusi hanno portato a un totale di più di 21.000 metri quadri di spazi occupati senza autorizzazione, rappresentando una violazione significativa delle normative.
Impatto economico e ambientale
Valore commerciale degli ormeggi illegali
Le informazioni emerse durante l’operazione sottolineano non solo la dimensione del fenomeno illegale, ma anche l’impatto economico che questo può avere sul mercato locale. Le 500 barche di piccole dimensioni ormeggiate abusivamente genererebbero, per la stagione attuale, introiti stimabili in circa 1,2 milioni di euro. Questo importo significativo mette in luce come le attività irregolari non solo danneggiano la legalità, ma possono anche influenzare le dinamiche economiche in un settore già provato da molteplici sfide.
Conseguenze per l’ambiente marino
L’occupazione abusiva degli specchi acquei comporta rischi considerevoli per l’ambiente marino, nonché per la sicurezza di navigazione. L’invasione di aree protette o di passeggiata potrebbe avere conseguenze dannose per la fauna e la flora acquatica, oltre a ostacolare le attività legittime di pesca e turismo. La presenza di ormeggi illegali può incrementare anche la possibilità di incidenti, compromettendo ulteriormente la sicurezza in mare.
L’operazione e i mezzi utilizzati
Attivazione delle forze navali
Per affrontare e risolvere questa irregolarità, i militari hanno messo in campo le risorse del Corpo, attivando mezzi navali appositamente equipaggiati. L’operazione ha visto anche la partecipazione del personale del nucleo sommozzatori, specializzato nel monitoraggio subacqueo e nella verifica delle occupazioni.
Questo approccio integrato sottolinea l’importanza della cooperazione tra diverse unità operative all’interno delle forze di polizia. Grazie all’impiego di tali mezzi, le autorità sono riuscite a documentare e verificare con precisione le irregolarità constatate e a preparare i successivi provvedimenti necessari contro i trasgressori.
Misure future e gestione del fenomeno
L’operazione non si limita alla semplice rimozione degli ormeggi abusivi, ma implica anche un’analisi più ampia delle criticità esistenti nella gestione degli spazi demaniali. Le autorità competenti sono chiamate a rafforzare la sorveglianza e la regolamentazione per evitare che fenomeni simili si ripetano in futuro, garantendo la sana gestione della risorsa marittima e la tutela dell’ambiente.