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Aggressioni in pronto soccorso: la testimonianza di Marco Evangelista e le soluzioni da adottare

Aggressioni in pronto soccorso: la testimonianza di Marco Evangelista e le soluzioni da adottare - Ilvaporetto.com

Nel contesto attuale della sanità italiana, l’aumento delle aggressioni nei pronto soccorso rappresenta un fenomeno allarmante che merita attenzione. Marco Evangelista, dirigente medico e rappresentante di Anaao giovani in Campania, racconta un episodio choc avvenuto ad aprile 2023, che evidenzia l’insufficienza di misure di protezione e l’esigenza di riformare il sistema di emergenza sanitaria per garantire un ambiente di lavoro sicuro per i professionisti della salute.

L’episodio che ha cambiato la vita di un medico

Una giornata come tante

Marco Evangelista, 38 anni, con una carriera dedicata come medico internista, ha vissuto un’esperienza traumatica durante il suo turno al pronto soccorso dell’ospedale di Frattamaggiore. Durante la visita a una paziente, questa si era mostrata insoddisfatta della valutazione e aveva richiesto un esame TAC, ritenuto non necessario dai medici. La situazione è degenerata con l’arrivo del compagno della donna, il quale dopo un’iniziale aggressione verbale, ha colpito Evangelista con un pugno, causandogli una deviazione del setto nasale. L’episodio ha suscitato non solo traumi fisici, ma anche un senso di impotenza di fronte a una violenza ingiustificata.

La reazione post-aggressione

Deplorando la mancanza di un’adeguata protezione per il personale medico, Evangelista ha evidenziato come la guardia giurata presente in ospedale fosse inadeguata a tutelare il personale, limitandosi a proteggere le strutture. Il suo aggressore è riuscito a fuggire prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, costringendo Evangelista a sporgere denuncia in un momento di crisi. Questo intervento ha portato a approfondimenti, grazie alla presenza di telecamere di sorveglianza, ma il trauma emotivo e lavorativo rimane. L’episodio ha avuto anche conseguenze organizzative, costringendo Evangelista ad abbandonare il suo turno per trovare un sostituto d’urgenza.

Il clima di paura e scelte lavorative

Le ripercussioni sulla vita lavorativa

Dopo la brutale aggressione, Marco Evangelista ha preso una decisione decisiva: abbandonare il pronto soccorso per trasferirsi all’ospedale Monaldi, dove non esiste un servizio di emergenza. Questo cambiamento non è stato dettato solo dal desiderio di evitare ulteriori aggressioni, ma anche dalla pressione crescente e dalle minacce più sottili che affrontava quotidianamente. Secondo Evangelista, questi eventi sono proliferati nel corso degli anni, evidenziando un’atmosfera di crescente intoleranza e violenza nei confronti degli operatori sanitari.

Le sfide del personale medico

La testimonianza di Evangelista è un riflesso di una crisi più ampia nel settore sanitario italiano, dove la sicurezza del personale medico è frequentemente messa in pericolo da pazienti frustrati e insoddisfatti. La mancanza di supporto strutturale nei pronto soccorso contribuisce a questo clima negativo; pertanto, è fondamentale che le istituzioni affrontino la questione con serietà e urgenza, per migliorare non solo la sicurezza dei medici, ma anche la qualità del servizio offerto ai pazienti.

Possibili soluzioni per potenziare la sicurezza in pronto soccorso

Le misure necessarie

Marco Evangelista propone l’introduzione di misure concrete per limitare le aggressioni nei pronto soccorso, sottolineando che iniziative come il Daspo sanitario, che vieterebbe le cure gratuite a chi commette violenze, non sono sufficienti o efficaci. Piuttosto, suggerisce un potenziamento dei servizi di emergenza attraverso un incremento degli incentivi e degli stipendi per attrarre professionisti verso ruoli altamente stressanti e critici. La sicurezza deve diventare una priorità anche per la politica, creando un ambiente di lavoro più sicuro e meno soggetto a comportamenti violenti.

L’importanza della medicina territoriale

Secondo Evangelista, un altro aspetto cruciale per ridurre le aggressioni è la ristrutturazione dell’assistenza sanitaria sul territorio, per garantire che i pazienti non ricorrano in modo inappropriato al pronto soccorso per situazioni che potrebbero essere gestite da medici di base o guardie mediche. Un programma di screening efficace e delle campagne informative potrebbero fungere da filtro fondamentale, alleggerendo la pressione sui reparti di emergenza e contribuendo a creare un clima più sereno nei pronto soccorso, evitando che situazioni di frustrazione sfocino in aggressioni.

Un maggiore controllo per la sicurezza

Evangelista conclude proponendo la presenza di una postazione di polizia in ogni ospedale come ulteriore garanzia di sicurezza, pur riconoscendo le limitazioni pratiche legate alle risorse disponibili. È essenziale implementare soluzioni che possano essere realisticamente applicate e che possano garantire un ambiente di lavoro sicuro per gli operatori sanitari.

Il racconto di Marco Evangelista non solo mette in luce una realtà scomoda del sistema sanitario, ma offre anche spunti per un futuro migliore, sottolineando l’importanza di un intervento strutturato per affrontare le aggressioni e garantire sicurezza a chi ogni giorno lavora per la salute degli altri.

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