
Casapound lancia una provocazione notturna: striscioni con "viva M, figlio del secolo" in tutta Italia - Ilvaporetto.com
Decine di striscioni sono stati affissi nella notte in diverse città italiane, portando un messaggio che ha già creato scompiglio: “Viva M figlio del secolo”. Questa iniziativa, tanto inaspettata quanto provocatoria, è stata organizzata dal movimento di estrema destra Casapound, in risposta alla recente serie televisiva dedicata a Benito Mussolini. La serie, intitolata “M. Il figlio del secolo“, è basata sul romanzo di Antonio Scurati e viene attualmente trasmessa su Sky, suscitando dibattiti accesi e controversie.
La provocazione di Casapound
Nel comunicato ufficiale che accompagna questa azione dimostrativa, Casapound chiarisce le proprie intenzioni. Quello che si presenta come un gesto spettacolare è, secondo gli esponenti del movimento, una provocazione legata alla serie dedicata a Mussolini, il quale continua a polarizzare l’opinione pubblica italiana. La frase chiave estrapolata dal comunicato, “Voi mi odiate perché mi amate ancora“, riprende un’affermazione storica del Duce, il che serve a evidenziare un paradosso sociale: la figura di Mussolini suscita ancora passioni forti e contrapposte nel contesto attuale.
Il messaggio di Casapound punta a evidenziare una sorta di ossessione culturale per Mussolini, che persiste nonostante il passare del tempo e le trasformazioni sociali ed economiche che l’Italia sta attraversando. I membri del movimento, ubbidienti al richiamo della storia che sprona i loro affronti ideologici, utilizzano questa strategia provocatoria per attirare l’attenzione su un personaggio che, pur essendo divisivo, continua ad esercitare un fascino innegabile. La scelta di affiggere striscioni in tutta Italia suona come un modo per riaffermare una presenza politica e culturale, sfidando l’indifferenza e l’amnesia collettiva.
La risonanza del dibattito pubblico
La controversa serie “M. Il figlio del secolo” tocca tasti sensibili ed evoca sentimenti contrastanti. La narrazione di Scurati, che esplora la vita di Mussolini e l’Italia degli anni venti, si discosta dal semplice racconto cronologico per immergersi in una riflessione profonda su identità, potere e seduzione del totalitarismo. Questo approccio narrativo ha suscitato reazioni diverse, con alcuni che lodano la serie come un’occasione per una riflessione critica, mentre altri la vedono come un tentativo di rimuovere il velo sull’opprimente passato fascista.
Alle polemiche apertosi intorno alla produzione si uniscono le frasi di Casapound, in particolare l’idea che il dibattito attuale sul Duce possa essere visto come un “segreto atto d’amore“. Emergono interrogativi sul perché e sul come tale amore, più che negato, si traduca in odio apparente. Questo conflitto emozionale non solo infiamma il discorso pubblico, ma instilla dubbi sullo stato attuale della memoria storica italiana. La risonanza di queste affermazioni potrebbe portare a una rivalutazione della figura di Mussolini, complicando ulteriormente le dinamiche politiche e sociali italiane.
L’immagine di Mussolini nell’Italia contemporanea
Il patriottismo revisionista portato avanti da movimenti come Casapound prende forma attraverso una rappresentazione grottesca del fascismo, cercando di neutralizzare la potenza evocativa di Mussolini. La strategia comunicativa dell’organizzazione è chiara: restituire un’immagine caricaturale del Duce, così da prevenirne idolatrie pericolose o nostalgie irrazionali. Questo approccio gioca su ambiguità profonde, dove l’adorazione si trasforma in una sorta di risentimento e critica patologica che serve per mettere in guardia dal ripetere errori del passato.
Il messaggio finale, “Orsù, compagni, ancora uno sforzo – gridiamo insieme viva M, figlio del secolo“, fa appello ad un’unità di intenti che sembra voler sfidare le generazioni contemporanee. Ci si potrebbe chiedere quale futuro si prospetta per una nazione che continua a fare i conti con un passato così pesante, e se il ricordo di figure come Mussolini possa realmente assumere forme nuove o destinate a rimanere imprigionate in cicli di odio e passione. Una cosa è certa: l’eco di queste azioni e dichiarazioni rimbalzerà a lungo nei dibattiti sulla memoria storica e sull’identità culturale italiana.