Antibiotico creato dall’intelligenza artificiale: ecco a cosa serve

Il contesto attuale appare assolutamente “dominiato” dal timore conclamato che inernte all’affermazione dell’intelligenza artificiale nel contesto sociale, anche se si tratta sotto molti punti di vista di una strada tracciata ed inevitabile culturalmente e tecnologicamente, anche se sotto molti punti di vista questo porterà le attuali convenzioni etiche, legali e sociali ad essere rivalutate. Ma esistono numerosi aspetti positivi nell’introduzione dell’intelligenza artificiale come nel settore farmceutico, come dimostrato una scoperta recente che ha visto lo sviluppo di un nuovo antibiotico teorizzato proprio attraverso lo studio di un’intelligenza artificiale.

Antibiotico creato dall’intelligenza artificiale: ecco a cosa serve

La “lotta” contro quelli che sono definiti da molti come “Superbatteri” è più attiva che mai, e l’OMS da molti anni tiene aggiornata una lista dei micro organismi maggiormente pericolosi e in non rari casi mortali come l’ Acinetobacter baumannii, un batterio molto pericoloso, e  finora senza una vera e propria cura.

Com’è noto gli antibiotici necessitano di uno sviluppo e di una sintetizzazione inerente alla capacità di inibire un particolare batterio, senza che questo o l’organismo sviluppino una forma di resistenza.

Un gruppo combinato di due importanti istituti di ricerca statunitense ed inglese hanno operato uno studio con il settore tecnologico ed informatico del MIT, definito Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory che sfruttando le capacità di calcolo praticamente indipendenti.

Il sostanza gli scenziati haanno fatto ricorso ad una rete neurale con una IA avanzata, in grado di processare informazioni in modo molto rapido una soluzione per impedire la crescita di questo batterio, ottenendo una forma di risposta in pochi elementi, su un campione testato di circa 7 mila possibili dati.

L’IA alla fine ha sintetizzato “solo” 240 molecole che possono avere, teoricamente un effetto limitante, con gli scenziati che hanno effettivamente riscontrato l’abaucina, che potrebbe offrire una valida soluzione, attraverso altri test futuri.

La scoperta è stata comunque considerata rilevante al punto da essere stata menzionata sulla rivista scientifica Nature Chemical Biology.

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