
Femminicidio: un fenomeno drammatico che chiede attenzione e azioni concrete - Ilvaporetto.com
Il tragico caso di Giulia Cecchettin ha rimesso in primo piano un tema difficile e delicato: il femminicidio. Questo fenomeno, che colpisce tantissime donne in Italia e nel mondo, solleva interrogativi su come la società e il sistema giuridico rispondano a questa emergenza. Intervistiamo l’Avvocato Michele Sirica, esperto penalista, per chiarire gli aspetti legali legati al femminicidio e le misure messe in atto per combattere questa piaga.
Cos’è giuridicamente il femminicidio?
Il termine “femminicidio” è spesso utilizzato nel linguaggio quotidiano per descrivere l’omicidio di una donna, tipicamente connesso a situazioni di violenza domestica o relazionale. Tuttavia, dal punto di vista giuridico, è importante notare che in Italia non esiste un reato autonomo che risponda a questa definizione. L’omicidio è disciplinato dall’articolo 575 del codice penale, senza alcuna distinzione tra le vittime in base al genere. La pena per questo reato è fissata in 21 anni di reclusione, ma può essere aumentata in presenza di aggravanti specifiche, come quelle indicate nell’articolo 576.
In Italia, la legge cerca di garantire l’uguaglianza tra uomini e donne, pertanto la creazione di un reato specifico di femminicidio potrebbe risultare contrastante con il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione. Sebbene il problema alla base di questa discussione sia chiarissimo, la legge attuale non contempla un’ulteriore specificazione delle aggravanti basata sul genere della vittima poiché ciò potrebbe compromettere i principi fondamentali di giustizia e pari trattamento.
Quali strumenti ha introdotto il legislatore per prevenire questo fenomeno?
Negli ultimi anni, il legislatore italiano ha introdotto diverse misure finalizzate a contrastare il femminicidio e a garantire una maggiore protezione alle vittime di violenza. Una delle novità più significative riguarda l’obbligo per il Pubblico Ministero di ascoltare la vittima entro tre giorni dalla denuncia. Questo cambiamento ha lo scopo di velocizzare i procedimenti penali, garantendo così un intervento tempestivo in situazioni di grave pericolo.
Un altro passo avanti importante è l’inasprimento delle pene per il reato di stalking, che spesso rappresenta un campanello d’allarme per potenziali episodi di femminicidio. Grazie a queste modifiche, la pena massima per lo stalking è stata elevata a sei anni e mezzo di reclusione.
Il Questore ha ora la facoltà di emettere un ammonimento, una misura preventiva che costringe il maltrattante a interrompere comportamenti violenti o persecutori, pena la modifica della procedibilità da quella a querela a quella d’ufficio. In aggiunta, l’uso del braccialetto elettronico è diventato uno strumento per monitorare i soggetti accusati di violenza domestica.
Per combattere la violenza domestica è stato introdotto anche l’arresto in flagranza differita, che consente l’arresto entro 48 ore dall’evento, sulla base di prove concrete come registrazioni o messaggi. Questa innovazione mira a rendere più efficace l’azione di polizia, ponendo un’attenzione particolare sulle esigenze della vittima.
Questi interventi sono sufficienti per contrastare il fenomeno?
Nonostante i passi avanti compiuti, la strada da percorrere per affrontare il femminicidio è ancora lunga. Persistono problemi gravi, in particolare i tempi lunghi della giustizia e il fenomeno della “vittimizzazione secondaria“. La lentezza dei procedimenti penali rende difficile garantire risposte rapide in circostanze di emergenza, creando un clima di sfiducia nelle vittime che, di fronte alla difficoltà di ricevere supporto tempestivo, potrebbero decidere di non denunciare.
Molte vittime, inoltre, scelgono di rimanere in silenzio per paura di subire ulteriori traumi e per timore di rivivere esperienze dolorose durante il processo legale. Proprio per queste ragioni, si propone un cambiamento normativo che renda obbligatorio l’incidente probatorio nei casi di violenza di genere, permettendo di acquisire prove nelle prime fasi del procedimento, così da ridurre il peso emotivo sull’aggredita.
Quale è il suo consiglio alle donne vittime di violenza?
L’Avvocato Sirica sottolinea l’importanza di reagire. La denuncia è un passo fondamentale e deve avvenire senza paura. È cruciale rivolgersi a un legale di fiducia per ricevere supporto legale e psicologico. Non isolarsi rappresenta un’azione strategica per affrontare la situazione in modo più efficace; cercare conforto negli amici, nella famiglia e nei professionisti è vitale per riacquistare forza e determinazione.
Come si può affrontare il fenomeno sul lungo termine?
Un approccio sostenibile per affrontare il femminicidio deve passare attraverso l’educazione. Le parole di Nelson Mandela, secondo cui “l’istruzione è l’arma più potente che abbiamo per cambiare il mondo“, trovano qui una profonda verità. La violenza di genere è un problema culturale, e quindi è fondamentale promuovere programmi di educazione civica nelle scuole fin dai primi livelli, per educare le nuove generazioni al rispetto reciproco e alle conseguenze delle condotte violente. Solo formando cittadini consapevoli si potrà sperare di ridurre questo drammatico fenomeno.
L’Avvocato Michele Sirica, esperto anche in reati di violenza sessuale, stalking, violenza domestica e diffusione illecita di contenuti, rimane disponibile per chiarimenti e supporto legale.