
Chiedere la pensione da disoccupati (Pixabay.com) - www.ilvaporetto.com
Andare in pensione da disoccupati? Sembra impossibile ma è vero. Chi può richiederla e come? Leggi tutto qui.
In Italia, ci sono una serie di sussidi per la disoccupazione, tra cui la NASpI, che si rivolge ai dipendenti licenziati, e la DIS-COLL, che si rivolge a collaboratori coordinati e continuativi.
C’è un indennità di disoccupazione specifica anche per i lavoratori agricoli. Inoltre è prevista una forma di sostegno per i lavoratori autonomi, rispondenti spesso alla Gestione Separata.
Invece, le quote sociali includono aiuti finanziari per le famiglie e i cittadini in difficoltà economiche. Si differenziano anche vari tipi di bonus per tipo di esigenza da sostenere.
Con queste premesse, nel 2025, i lavoratori disoccupati avranno addirittura la possibilità di avvalersi di due provvedimenti che permettono di andare in pensione anticipatamente.
Come si può richiedere la pensione da disoccupati
Questi sono i due provvedimenti di cui sopra: l’Ape sociale e la Quota 41. Tuttavia, esistono delle condizioni specifiche che devono essere rispettate, e un argomento che sta generando discussione è se sia fattibile andare in pensione anche in assenza di percezione della Naspi, l’indennità di disoccupazione.
Le normative generali per entrambe le misure stabiliscono che, per poter accedere alla pensione anticipata, è necessario aver perso il lavoro in maniera involontaria e aver ricevuto l’intero importo della Naspi spettante. Nella Quota 41, inoltre, è necessario attendere tre mesi dopo la conclusione della Naspi prima di fare richiesta per la pensione. La Naspi rappresenta pertanto un requisito essenziale, sebbene un recente antecedente giuridico (una sentenza della Corte di Cassazione) abbia avallato una lavoratrice il cui accesso alla pensione era stato inizialmente negato dall’INPS, nonostante non avesse richiesto la Naspi.

Quali regoli persistono
Tuttavia, nonostante tale sentenza, la regola generale rimane che, in assenza di Naspi, non è possibile accedere né all’Ape sociale né alla Quota 41, a meno che non si possa ottenere un riconoscimento tramite ricorso legale, avvalendosi di questa sentenza. Pertanto, se un lavoratore si dimette volontariamente, perderà il requisito fondamentale di “perdita involontaria del lavoro” e non potrà quindi fare affidamento sull’Ape sociale.
I requisiti specifici per entrambe le misure sono i seguenti: per la Quota 41 è necessario avere 41 anni di contributi, di cui 35 effettivi (senza considerare quelli derivanti da disoccupazione o malattia) e almeno un anno di contributi versati prima dei 19 anni. L’Ape Sociale è invece riservata a coloro che hanno almeno 63 anni e 5 mesi di età, con un minimo di 30 anni di contributi versati. Non prevede la tredicesima, né maggiorazioni, e l’importo non può superare i 1. 500 euro mensili. Inoltre, non consente attività lavorativa, salvo che per lavori autonomi occasionali, con un limite di 5. 000 euro annui.