
Napoli, preoccupazioni per la sicurezza della comunità ebraica dopo un arresto legato all'Isis - Ilvaporetto.com
A Napoli, una città conosciuta per la sua tolleranza e accoglienza, si stanno intensificando le preoccupazioni per la sicurezza della comunità ebraica. Daniele Coppin, consigliere della Comunità Ebraica di Napoli e responsabile della sicurezza della Sinagoga di via Cappella Vecchia, ha recentemente commentato l’arresto di un cittadino marocchino, sospettato di essere legato all’Isis e accusato di pianificare un attentato al tempio ebraico. In un clima già teso, le dichiarazioni di Coppin pongono in evidenza il pericolo crescente di una possibile interazione tra gruppi estremisti e l’ambiente antagonista presente in città.
Una realtà inquietante: il rischio di saldature pericolose
Coppin esprime una preoccupazione allarmante: il rischio che si verifichi una connessione tra gruppi di estrema sinistra, i cosiddetti gruppi propal, e jihadisti. «A Napoli, la possibilità che questi soggetti possano unirsi in un’unica lotta è molto concreta», sostiene il responsabile per la sicurezza. Il clima attuale, descritto come «pesante», investe non solo la comunità ebraica ma anche l’intero ambiente sociale napoletano. Sebbene nei recenti mesi non siano emersi episodi di antisemitismo, l’oscurità della situazione rende necessario un monitoraggio attento delle dinamiche. Coppin sottolinea anche il fatto che, in alcune aree come il centro storico, dove si raggruppano diversi gruppi antagonisti, c’è una certa diffidenza che porta la comunità ebraica a non indossare la kippah per timore di ripercussioni.
La risposta delle istituzioni locali e la sicurezza percepita
Quando si parla di sicurezza, le forze dell’ordine sono state menzionate come un punto di riferimento solido. «Le forze dell’ordine stanno facendo un ottimo lavoro», afferma Coppin, riconoscendo il potenziamento delle misure di vigilanza attorno alla sinagoga e alle altre istituzioni ebraiche. Tuttavia, emerge un punto critico: dopo l’arresto del sospetto terroristico, Coppin lamenta una mancanza di comunicazioni da parte delle istituzioni locali. Non ci sono stati segnali di vicinanza o sostegno che possano alleviare l’ansia diffusa.
La relazione con le autorità è diventata quindi un argomento delicato. Mentre Coppin riconosce gli sforzi delle istituzioni negli ultimi mesi, nota che c’è una certa distanza dalla realtà del problema dell’antisemitismo. La disinformazione sembra regnare sovrana, confondendo le manifestazioni di protesta legate alla situazione mediorientale con un clima di ostilità nei confronti della comunità ebraica.
La questione mediorientale e le sue ripercussioni a Napoli
Il tema delle manifestazioni legate al conflitto israelo-palestinese ha avviato un dibattito acceso sulle reali motivazioni degli eventi. Coppin chiarisce che molte delle mobilitazioni viste in città non hanno avuto una finalità pacifica. «Non sono state semplici manifestazioni per la pace, ma movimenti contro Israele», ribadisce. La critica a Israele di per sé non rappresenta antisemitismo, ma quando si travalica il confine e si giunge a negarne l’esistenza, l’odio prende piede.
Questo avvenimento ha rivelato una sensibilità sottile. La comunità ebraica, come evidenziato da Coppin, sente il peso delle frasi cariche di accusa che le vengono rivolte. Commenti come “quello che state facendo a Gaza” sono percepiti come insulti personali, ignorando il fatto che gli ebrei di Napoli sono cittadini italiani, parte integrante del tessuto sociale cittadino.
Identità e appartenenza della comunità ebraica a Napoli
La Comunità Ebraica di Napoli non è solo una realtà piccola, ma affonda radici profonde nella storia cittadina. Personaggi storici come Giorgio Ascarelli, fondatore del Calcio Napoli, e Maurizio Valenzi, ex sindaco della città, hanno contribuito e modellato il panorama culturale e istituzionale partenopeo. Ogni membro della comunità si identifica con la napoletanità, rendendo la sua presenza un valore aggiunto per l’intera comunità.
Coppin esprime la forte determinazione della comunità di non nascondersi. La consapevolezza dei rischi è reale, ma vuole far passare un messaggio chiaro: l’arresto di un sospetto terrorista non deve scoraggiare le persone dall’affrontare la propria vita religiosa e sociale. La volontà di continuare a vivere come cittadini liberi e rispettati è fondamentale per il futuro della comunità ebraica a Napoli.
Un appello alla solidità della comunità
In questo periodo di sfide, Coppin lancia un appello alla città. Il rispetto per le diversità e la possibilità di dialogo potrebbero diventare le armi per contrastare le manipolazioni che alimentano il conflitto. «Siamo tutti esseri umani e dobbiamo ascoltarci reciprocamente», osserva. L’invito è a tornare a essere una città esemplare, di accoglienza e rispetto, senza cedere alle pressioni esterne.
La Comunità Ebraica di Napoli, con la sua storia e il suo contributo, è parte integrante di questa realtà e non deve sentirsi estranea. L’auspicio è che il clima di tolleranza possa prevalere, affinché ogni cittadino possa continuare a sentirsi a casa nella propria città.