
Sotto la lente d'ingrandimento le irregolarità dell'Ente Nazionale della Cinofilia Italiana - Ilvaporetto.com
La questione legata all’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana ha recentemente attirato l’attenzione di magistratura e istituzioni parlamentari. Le denunce presentate da membri dell’associazione, risalenti al 2015 e provenienti da diverse città italiane, hanno messo in evidenza presunti maltrattamenti ai danni di cani, violazioni di regolamenti ministeriali e altre irregolarità. La situazione si complica considerando l’enorme giro d’affari che, pur essendo un ente senza scopo di lucro, riesce a generare.
L’ente nazionale della cinofilia italiana: missione e struttura
L’ENCI è un’associazione senza scopo di lucro, regularizzata e vigilata dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. La sua missione principale è quella di tutelare le razze canine riconosciute e promuovere l’allevamento di esemplari puri, contribuendo così al miglioramento delle condizioni degli animali. Oltre all’allevamento, l’ENCI si occupa di disciplinare e favorire l’uso e la valorizzazione delle razze canine sia in ambito zootecnico che sportivo.
Si tratta di una struttura complessa che, nonostante il suo status di no profit, finisce per generare entrate significative. Con un fatturato annuale che si avvicina ai 50 milioni di euro, l’ente riesce a mantenere un utile di circa 11 milioni. A queste rilevanti entrate si aggiunge la presenza della società satellite Enci Servizi, che opera come una Srl con un fatturato di oltre 850.000 euro, impiegando un numero limitato di dipendenti. Si stima che l’ENCI destinerà più di un milione di euro in attività a dicembre, confermando l’eccezionale portata economica dell’ente.
Le denunce e i maltrattamenti: il dibattito acceso
Le problematiche che gravano sull’ENCI sono emerse con forza dalle segnalazioni dei soci, in particolare quelli provenienti da Napoli. I reclami hanno evidenziato comportamenti che riflettono maltrattamenti nei confronti dei cani, oltre a irregolarità nei procedimenti di allevamento e registrazione delle razze. Le violazioni dei disciplinari ministeriali, stando ai denuncianti, non sarebbero un episodio isolato, ma un fenomeno diffuso all’interno dell’organizzazione.
Solo negli ultimi anni, diverse inchieste hanno portato alla luce casi significativi, culminando in richieste di chiarimento da parte delle autorità competenti. Questo ha innescato un dibattito pubblico che si è intensificato, coinvolgendo associazioni animaliste e opinione pubblica. Le accuse di maltrattamento non si limitano alla semplice cattiva gestione, ma si estendono a situazioni gravi di violazione del benessere animale, con ricadute negative sulla reputazione e sul lavoro di allevamento di cani in Italia.
Le reazioni delle istituzioni e le prospettive future
Le questioni sollevate dalle denunce hanno spinto i parlamentari a interessarsi più da vicino alla situazione dell’ENCI. Le audizioni e le valutazioni da parte di varie commissioni stanno prendendo piede, nel tentativo di far luce sulle pratiche di gestione e sulle eventuali violazioni legate alla cuccia e all’allevamento. La discussione si concentra non solo sulla salvaguardia dei diritti degli animali, ma anche sull’importanza di una regolazione più rigida delle pratiche che governano l’associazione.
A lungo termine, la prospettiva è quella di un rinnovamento e di una maggiore trasparenza nelle operazioni dell’ENCI. Potrebbero emergere modifiche regolatorie volte a garantire che gli standard di benessere animale siano rispettati in tutte le attività legate all’allevamento e alla valorizzazione delle razze canine. La questione pone interrogativi inquietanti non solo per il mondo cinofilo, ma anche per il benessere animale in generale, sollecitando un’importante riflessione sulla responsabilità degli enti di tutela.
Il continuo monitoraggio da parte delle autorità e la crescente partecipazione della società civile potrebbero contribuire a ridisegnare il futuro dell’ENCI e delle pratiche cinofile in Italia.